Sindaco e vice sindaco agli arresti domiciliari insieme e a dirigenti e funzionari comunali. È un vero e proprio terremoto giudiziario quello che colpito Polignano a mare, piccolo comune del Barese che diede i natali a Domenico Modugno e simbolo dell’estate pugliese. Un’inchiesta della Guardia di finanza – coordinata dalla procura di Bari – ha svelato un presunto giro di appalti truccati e favoritismi tra pezzi dell’amministrazione comunale e imprenditori, diversi dei quali sono stati destinatari dell’interdizione a instaurare contratti con la pubblica amministrazione.

Ai domiciliari sono finiti il sindaco Domenico Vitto, presidente anche dell’Anci Puglia, e il suo vice Salvatore Colella che ricopriva anche l’incarico di assessore ai Lavori pubblici. Ristretti nelle proprie abitazioni anche i dirigenti e funzionari comunali Nicola Cicala, Pasquale Teofilo e Raffaele Lassandro. Gli imprenditori destinatari della misura interdittiva sono invece Nicola Narracci, Hibro Hibroj, Sergio Giazzi, Vito Dentico e Vito Lo Franco. L’inchiesta coordinata dal pm Michele Ruggero, però, coinvolge complessivamente ben 24 persone.

L’accusa nei confronti del sindaco Vitto, 52enne esponente del Pd al suo secondo mandato come primo cittadino, è di turbativa d’asta: per la procura avrebbe manipolato la gara per la “Riqualificazione delle aree poste su Largo Gelso e Lungomare Domenico Modugno” in modo da garantire la vittoria del consorzio Athanor Stabile che faceva capo a Hibro Hibroj, il quale secondo l’accusa avrebbe finanziato la campagna elettorale di Vitto e anche del vice sindaco Colella. Negli atti di inchiesta si legge che Vitto sarebbe colluso dal 2017 con Hibroj “quando – scrivono i magistrati – gli chiedeva di impegnarsi in proprio favore per le elezioni comunali del 2017, ribadendo poi analoga richiesta in favore della propria corrente politica per le elezioni regionali del 2020″.

Il primo cittadino, quindi, avrebbe interferito “intromettendosi nella designazione del presidente della commissione giudicatrice della gara, da lui direttamente scelto” nella persona di Pasquale Russo che “successivamente aggiudicava la gara all’Hibroj attestando falsamente la regolarità della documentazione tecnica allegata dal predetto operatore economico”. Per nominare il presidente, inoltre, stando alle indagini dei finanzieri, Vitto avrebbe interessato ripetutamente Giuseppe Colonna, sindaco di Mola di Bari – comune a pochi chilometri da Polignano – per ottenere il suo “benestare” e fornirgli, in cambio, favori politici relativi ad incarichi a persone nell’entourage dell’Anci pugliese, l’associazione nazionale dei Comuni italiani, di cui Vitto è presidente. Non solo. Il primo cittadino di Polignano avrebbe anche interessato il sindaco di Castellana Grotte, Francesco De Ruvo, per fargli velocizzare l’autorizzazione per Russo ad assumere l’incarico di presidente dato che l’uomo era un funzionario del comune di Castellana. I sindaci De Ruvo e Colonna, tuttavia, non risultano indagati dalla magistratura.

Ma per favorire Hibro era intervenuto anche il vice sindaco Colella: questi in accordo con funzionario comunale Cicala e lo stesso Hibro, avrebbe contribuito a predisporre un’offerta tecnico-economica nel bando di gara che per gli inquirenti è “sartorialmente” disegnata per favorire la ditta amica. Ma non è l’unica accusa nei confronti di Colella, definito dalla procura “fedelissimo del sindaco Vitto”. Il vice sindaco avrebbe infatti favorito, secondo l’accusa, anche l’imprenditore Stefano Andresini: in cambio della promessa di denaro, sarebbe intervenuto per velocizzare i pagamenti di una fattura per i lavori compiuti come vincitore di un appalto comunale.

Colella infine, deve difendersi dall’accusa di aver truccato, insieme all’ingegnere comunale Nicola Cicala, l’affidamento di alcuni servizi di progettazione “sotto soglia”, cioè per i quali non è prevista la gara pubblica, favorendo professionisti graditi proprio a Cicala che avrebbe anche ottenuto da Colella la garanzia di “un avanzamento di carriera”. L’inchiesta della procura riguarda anche diverse altre procedure: ben 9, secondo quanto hanno spiegato gli inquirenti in una nota, quelli finiti nell’indagine tra il 2020 e il 2021. Il sistema era quello “preventivo”: le gare venivano, come detto, disegnate su misura delle aziende amiche prima di essere pubblicate nell’albo comunale. L’obiettivo era chiaramente quello di escludere gli operatori economici provenienti da altre località del territorio, stando alla ricostruzione dell’accusa, così da coltivare il potere esercitato dai politici e dai tecnici sulle imprese.

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