La banca centrale aggiunge che se il conflitto dovesse intensificarsi e venisse introdotto un embargo su petrolio e gas con conseguenti rallentamenti dell'attività produttiva, il Pil potrebbe diminuire del 2%. Uno stop ai fossili russi significherebbe una probabile recessione dell'eurozona "concentrata in Germania e Italia, che dipendono maggiormente dal gas russo", ha affermato Jan Hatzius, di Goldman Sachs
In caso di stop alle forniture di gas russo l’Italia rischia la recessione. Uno stop ai fossili russi significherebbe una probabile recessione dell’eurozona “concentrata in Germania e Italia, che dipendono maggiormente dal gas russo”, ha affermato Jan Hatzius, di Goldman Sachs. Alex Griffiths, responsabile dei rating aziendali per Europa, Medio Oriente e Africa presso Fitch ratings, ha affermato che il piano europeo per sostituire entro fine 2022 circa 100 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia con fonti alternative “potrebbe rivelarsi troppo ambizioso“. Indicazioni di tono analogo arrivano anche dal Fondo monetario internazionale che a Washington sta tenendo i suoi incontri di primavera. L’Italia, come altri Paesi particolarmente dipendenti dal gas russo, avrebbe un “impatto più forte” da un inasprimento delle sanzioni che colpisse l’import di energia da Mosca.
Tuttavia “stiamo vedendo che si stanno prendendo misure, anche in Italia, sul fronte dell’approvvigionamento energetico” e l’Italia “sta cercando di ridurre la domanda di energia, con misure ad esempio sull’utilizzo di aria condizionata” ha detto Alfred Kammer, direttore del dipartimento europeo del Fmi. Kammer ha invitato i Paesi europei e “creare dei piani di contingenza se si verificasse questa situazione (di un embargo totale al gas russo, ndr) in modo da limitare i danni all’economia”. L’ipotesi di un embargo totale all’energia russa da parte dei Paesi europei avrebbe “un impatto significativo” che il Fondo monetario internazionale stima in un calo del 3% del Pil. “Nel caso tale scenario si materializzasse, la politica monetaria e la politica di bilancio dovrebbero cambiare” rispetto al percorso che stanno tenendo.
L’Italia e altre principali economie europee, ad eccezione della Spagna, “cresceranno appena, se non addirittura vedranno una contrazione, nel 2022” con i prossimi trimestri che vanno verso una crescita zero a causa della guerra in Ucraina. I dati del Pil tuttavia, risentono positivamente “della forte spinta ereditata dal 2021”. Lo ha detto Alfred Kammer, direttore del dipartimento europeo del FMi, durante una conferenza stampa. Kammer ha aggiunto che, nel caso di un embargo totale al gas russo, lo scenario d’impatto del Fmi prevede un -3% di Pil in Europa, più forte per i Paesi maggiormente dipendenti dall’energia russa.
Secondo la Bundesbank, la banca centrale tedesca, uno stop improvviso delle forniture di gas russo avrebbe un costo per la Germania di 180 miliardi di euro solo 2022. Questo il valore della mancata produzione rispetto a un Prodotto interno lordo che vale circa 3.500 miliardi di euro. L’embargo mangerebbe insomma circa il 5% del Pil stando a quanto si legge nel bollettino mensile diffuso oggi. L’interruzione provocherebbe un’impennata dei prezzi energetici in un contesto in cui l’inflazione è già al 7,3%. Sia perché i prezzi del gas salirebbero sia perché gli approvvigionamenti alternativi, come il gas liquido trasportato via nave (di cui al momento Berlino fa un uso estremamente ridotto, circa il 4% dei consumi, ndr), sono sensibilmente più costosi rispetto a quello russo. Quello statunitense costa ad esempio circa il 50% in più. La banca centrale aggiunge che se il conflitto dovesse intensificarsi e venisse introdotto un embargo su petrolio e gas con conseguenti rallentamenti dell’attività produttiva, il Pil potrebbe diminuire del 2%.
La Germania è il primo importatore di gas russo in Europa e da Mosca proviene il 55% del gas che consuma. Berlino è anche il primo partner commerciale dopo la Cina con una quota dell’11% dell’import verso la Russia e una fetta del 4,8% per quanto riguarda l’export. Con l’intensificarsi della crisi ucraina la Germania ha sospeso la messa in funzione del gasdotto Nord Stream 2 che avrebbe dovuto raddoppiare le forniture che arrivano dalla Russia attraverso il mar Baltico. Precedenti stime avevano valutato un impatto economico più contenuto dallo stop al gas russo evidenziando tuttavia come tra le ricadute dell’embargo potrebbe esserci anche la perdita di 400mila posti di lavoro. I dati della banca centrale sono destinate a rendere ancora pù acceso il dibattito sulla linea che Berlino dovrebbe tenere nei confronti della Russia. Non sempre i ministri si sono espressi all’unisono in tal senso. Secondo il ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, la Germania vorrebbe fare a meno del gas russo ma sarà in grado di farlo solo dal 2024 in poi.