L’epatite di origine sconosciuta, che in diversi paesi europei ha colpito i bambini con almeno 8 piccoli su 108 casi sottoposti a trapianto di fegato in Gran Bretagna, potrebbe essere responsabile delle gravissime condizioni in cui si trova un piccolo di 3 anni. Il bimbo era stato ricoverato a Prato e successivamente all’ospedale di Meyer. Dall’istituto toscano, un centro di eccellenza per le cure pediatriche, è stato trasferito al Bambino Gesù di Roma perché potrebbe dover essere sottoposto a trapianto. Ora è in rianimazione.

“Il bambino è arrivato con una crisi respiratoria e dolore all’addome: è stato ricoverato la sera di mercoledì ed è peggiorato in modo improvviso il giovedì mattina- ha spiegato Pier Luigi Vasarri, il primario di pediatria dell’ospedale Santo Stefano di Prato dove sono state prestate le prime cure – Il piccolo, di origine straniera, ha tre anni e vive a Prato con la famiglia. Non aveva sintomi riconducibili all’epatite. È dalle analisi al fegato che che si è poi capito che poteva trattarsi di un caso sospetto di epatite acuta pediatrica”. Tra gli accertamenti anche quelli per il Covid: il piccolo è risultato negativo ma aveva gli anticorpi alti. Non avendo fatto il vaccino (che è previsto dai 5 anni in su) i medici hanno dedotto che possa aver contratto il virus in precedenza.

“In Italia per ora abbiamo dati parcellari, le indagini e i dati forniti dal ministero parlano di quattro possibili casi, stiamo cercando di capire se ci sono e quanti ce ne sono. Dobbiamo comunque avere un livello di attenzione elevato perché nel caso in cui si dovesse verificare in Italia o in altri Paesi europei quello che si è verificato in Inghilterra la risposta dal punto di vista medico dovrebbe essere importante, dovremmo attivarci per capire come aiutare questi bambini, come identificarne la causa, come possono essere curati evitando di arrivare al trapianto di fegato” ha detto Giuseppe Indolfi, responsabile del reparto di epatologia del Meyer, consulente dell’Oms e coordinatore del gruppo fegato della Società europea di gastroenterologia ed epatologia sui casi di sospetta epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta.

“È difficilissimo contare i casi – ha spiegato Indolfi – e quelli gravi che portano al trapianto di fegato solitamente in Italia sono inferiori a dieci all’anno, ma il denominatore è molto maggiore. Se nell’arco di qualche settimana arrivassimo a dimostrare che gli abituali 6-7 trapianti di fegato che abbiamo avuto negli ultimi anni si sono concentrati tutti nei primi quattro mesi dell’anno questo potrebbe essere indicativo per capire se è in corso un problema. Non è la malattia che ci fa allarmare, ma è l’eventuale incremento numerico“. L’allarme a livello europeo, spiega ancora l’esperto, è legato alla situazione del Regno Unito dove da inizio anno sono stati registrati 110 casi, di cui “nel 70% è stato identificato l’adenovirus, un virus molto comune, che solitamente dà raffreddore, mal di gola, ma raramente dà epatite acute così gravi. L’ipotesi è che si tratti di una forma virale perché ne ha tutte le caratteristiche”.
Al Meyer di Firenze Indolfi ha preso in cura il bambino arrivato ieri da Prato e poi trasferito a Roma. “Al Meyer – dice – abbiamo fatto il percorso diagnostico e di assistenza, ma quando le caratteristiche della situazione clinica possono rendere necessario o ipotizzabile, un trapianto di fegato è previsto che il bambino venga avvicinato al più vicino centro trapianti di fegato. È un bambino che non ha nel proprio destino scritto un trapianto, ma a titolo cautelativo è stato avvicinato al centro di trapianti. È una forma di presentazione grave della malattia e questo ha reso necessario il suo trasferimento”.

Il piccolo è stato ritenuto “candidabile al trapianto di fegato” vista la gravità della forma acuta che lo ha colpito. L’ospedale romano sta rieseguendo tutte le analisi, già realizzate nei ricoveri precedenti in Toscana, per cercare di comprendere la natura dell’infezione che rimane ancora sconosciuta. Il piccolo è ricoverato in rianimazione. Alcuni casi di epatiti acute di origine non conosciuta vengono ogni anno registrati nella misura di poche unità. La verifica ora è per capire quanto questi episodi siano ora frequenti e se possano essere riconducibili a quanto sta accadendo nel resto d’Europa.

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