In queste settimane molto ha fatto discutere il dibattito sugli incrementi di spesa bellici per gli impegni presi in sede Nato. Il M5S si è opposta all’incremento di 15 miliardi in due anni per le spese militari in un momento in cui soffiava la volontà di una corsa al riarmo e distrarre risorse dedicate ad altro.
Eppure il nostro Paese non ha preso solo impegni con la Nato, ma anche impegni con l’Onu per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, per i problemi di disuguaglianze, salute e devastazioni ambientali e in Europa per il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2050.
Sono impegni urgenti per garantire la sopravvivenza di noi tutti su questo pianeta, la nostra casa che brucia, e per garantire una qualità della vita dignitosa. Quello che facciamo oggi decide il nostro futuro. I miei figli di 9 anni e 11 anni nel 2100 avranno 87 e 89 anni e, insieme ai miei giovani nipoti, rischiano di vivere in un futuro distopico se non facciamo qualcosa oggi.
Il M5S con il Presidente Giuseppe Conte ha lanciato un allarme a tutti inserendo nel proprio simbolo il numero 2050 e Beppe Grillo ha invitato tutti gli altri partiti a fare altrettanto. Il nuovo corso del M5S ha inserito tra i suoi 5 valori fondamentali l’ecologia integrale, l’economia eco-sociale di mercato e i beni comuni perché in un pianeta invivibili esplodono le peggiori crisi sociali ed economiche per tutti e tutte.
Cosa stiamo facendo in Italia? Nel 2011 è stato varato un piano per ridurre l’impatto ambientale di prodotti e servizi ed è stato elaborato il Product Environmental Footprint (PFT), un intervento su vasta scala che introduce metodologia e indicatori come il Water Footprint, il Carbon Footprint, il Lifecycle Assessment, che nel 2015 ha portato alla nascita di un’etichettatura: il Made Green in Italy. Con i decreti attuativi emanati nel 2018 con il governo Conte 1.
E’ la vera riconversione e transizione totale necessaria. Il Global Network Footprint suona la sirena dal 1970 ricordandoci che le nostre risorse energetiche, le nostre materie prime e il nostro budget di carbonio terminano molto prima di capodanno. Se nel 1970 le risorse terminavano il 30 dicembre, nel 2021, dopo 50 anni, ci siamo mangiati 5 mesi di vivibilità all’anno, e il 29 luglio abbiamo terminato già tutte le risorse che ci spettavano.
Stiamo trattando questioni fondamentali, cruciali per cambiare il nostro modello di vita: tracciabilità di prodotti e servizi, qualità ambientale, del paesaggio, della sostenibilità sociale, della sostenibilità dei modelli di produzione e consumo e della riduzione dell’impatto del ciclo di vita.
Lo sforzo per il cambiamento è così titanico che non basteranno soluzioni dall’alto, non basteranno fondi, non basteranno tecnologie ma vanno resi protagonisti cittadini e imprese se teniamo ad una qualità della vita oggi, domani per i nostri figli e dopodomani per i nostri nipoti. Il Made Green in Italy è un criterio ambientale minimo per gli appalti pubblici per un’Italia veramente sostenibile che eviti sprechi e non possiamo ritardarlo.
La Francia sta sviluppando una strategia eccellente sulla riduzione delle emissioni di carbonio, attraverso il suo ministero della Transizione Ecologica non solo con la creazione delle low carbon label, ma con numerose piattaforme digitali a supporto, giochi e didattica per bambini, piattaforme per consumatori ed imprese per premiare l’acquisto di servizi e beni a basso impatto carbonico scegliendo il trend della vita e non quello della devastazione.
E’ chiaro che la sfida titanica da affrontare chiede un cambio culturale importante, come quella che abbiamo vissuto per affrontare il Covid 19 e l’emergenza sanitaria. Il movimento Fridays for Future chiede ai politici di tener conto che il pianeta ha un proprio budget, una propria dispensa di materie prime, energia, ossigeno e non le possiamo sprecare, né oggi né tantomeno possiamo esaurire le risorse di domani dei nostri figli. Bisogna fare i conti con il budget mondiale di carbonio, il budget di ogni nazione, il budget di ogni individuo e lavorare su questi limiti perché ne va della tenuta della nostra vita. Se oggi ci sono movimenti che sono diventati sempre più pressanti verso la politica, dall’altra parte ci sono ricercatori internazionali che lanciano l’allarme da almeno 50 anni.
Stavolta non mancano i fondi. Abbiamo il Pnrr che con la missione 2 ha lanciato una strategia nazionale sull’economia circolare che deve partire entro giugno 2022, abbiamo la riforma 3.3 con 30 milioni per lanciare una campagna fortissima per un cambio culturale dei modelli di produzione e consumo e dei nostri stili di vita e possiamo tranquillamente imitare le iniziative vincenti che ha messo in pratica il nostro vicino francese. Ho votato una legge di bilancio con un fondo green new deal di 565 milioni per la riduzione delle emissioni, abbiamo i fondi europei per 17,5 miliardi per la Transizione Giusta con 936 milioni affidati all’Italia. Non manca la tecnologia perché abbiamo dimostrato durante il governo Conte 2 con il cashback che è possibile restituire soldi ai cittadini per premiarli per le loro scelte. Un cashback green, sarebbe perfetto per premiare cittadini e imprese che decidano di diventare protagonisti nella riduzione delle devastazioni ambientali che danneggiano la nostra qualità della vita, qualità nell’acqua, nell’aria, nel cibo e non possiamo permetterlo.
Chiedo con una interpellanza urgente in aula se il governo ha la volontà politica di fare tutto questo per accelerare i vantaggi economici per i cittadini e imprese approfittando del momento storico più propizio che ci sia mai capitato per fare questa scelta. I nostri figli ci ringrazieranno.