Pochi giorni fa il segretario del Pd Enrico Letta ha derubricato quella sulla spesa militare a “polemica molto elettoralistica”. Ma ora è la giovanile del suo stesso partito a contestare la scelta di appoggiarne l’aumento fino al 2% del Pil: “Se vogliamo davvero l’esercito europeo a cosa serve aumentare la spesa militare dei singoli stati?”, si chiede il segretario dei Giovani democratici lombardi Lorenzo Pacini. “Siamo rimasti sconvolti dalla banalità e semplicità con cui il Parlamento ha inizialmente dato per scontato il fatto di aumentare di 13 miliardi la spesa pubblica per le forze armate”. Una posizione a cui i giovani del Pd sono arrivati dopo un incontro sul tema nell’ambito della direzione regionale, in cui la posizione pro aumento è stata difesa dal deputato Enrico Borghi e quella contraria dall’eurodeputato Pierfrancesco Majorino, una delle poche voci non in sintonia col resto del partito (che peraltro esprime il ministro della Difesa Lorenzo Guerini).

Il no al passaggio dagli attuali 25 miliardi all’anno ai 38 previsti a regime è netto: “Abbiamo osservato con incredulità il dibattito che in poche ore ha raggiunto le alte sfere del Parlamento e del governo italiano. È parso che il tema del riarmo e di conseguenza l’aumento della spesa pubblica a favore delle forze armate sia quasi passato come qualcosa di scontato, inevitabile”, scrivono i Gd in un comunicato. “Mentre le migliaia di famiglie italiane che hanno deciso di accogliere donne e bambini ucraini non vedono l’ombra di un sostegno economico, in Italia si dava già per certo il raggiungimento del 2% del Pil come spesa militare. Un aumento di 13 miliardi di euro, mentre milioni di famiglie hanno conosciuto la fame a causa della pandemia di Covid-19, mentre corre l’inflazione, mentre la spesa per energia e consumi rallenta la ripresa di persone e aziende”.

Per i giovani dem lombardi la priorità è chiara: “Aiutare l’Ucraina e fermare la Russia”. Tuttavia – ritengono – non si capisce come l’incremento alla spesa militare aiuti a raggiungerla. “È davvero questa la strada migliore? Un simile investimento di 13 miliardi di euro nella transizione ecologica, per esempio, ci aiuterebbe ad accelerare l’indipendenza dal gas russo, e di conseguenza a indebolire il potere di ricatto di Putin verso l’Europa, permettendoci di aumentare la pressione nei suoi confronti”. Il movimento vede come un “passo avanti” la gradualità dell’aumento – che arriverà a regime solo nel 2028 – raggiunta grazie alla mediazione sull’asse Pd-M5S dopo l’opposizione di Giuseppe Conte. Ma è un risultato insufficiente: “Tutti parlano di esercito europeo, dell’importanza di razionalizzare le spese militari, di mettere insieme forze e strategie. Ma nel frattempo gli stessi Paesi dell’Unione europea corrono al riarmo, per garantirsi il primato militare, per tutelare le sfere di influenza geopolitica, anche a costo di scendere a patti con regimi autoritari. Se volessimo davvero realizzare l’esercito europeo, perché aumentare le spese militari dei singoli Stati?”.

Tutte riflessioni che portano a una conclusione netta: “Crediamo che la spesa militare del nostro Paese non debba aumentare di un solo euro, e continueremo a impegnarci affinché il nostro partito di riferimento, il Partito democratico, sostenga questo principio e linea politica”. Posizione che per la coordinatrice nazionale dei Giovani dem, Caterina Cerroni, non è condivisa dall’intero movimento giovanile: “Ci sono opinioni divergenti e un dibattito acceso”, dice a ilfattoquotidiano.it. “Si possono avere delle giuste perplessità sul parametro del 2% ed è necessario che gli investimenti in armi rientrino in una strategia di difesa europea più forte a livello comune e che siano utilizzati, anche per l’Italia, per ammodernare gli strumenti disponibili. A livello parlamentare dal Pd c’è stato un sostegno compatto alla linea del governo, a livello giovanile le posizioni sono diverse tra i vari territori”.

Twitter: @gigi_gno

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