Cinque anni fa i giornalisti del quotidiano britannico avevano documentato i campi di addestramento per ragazzini da 9 a 17 anni sparsi per tutta l'Ucraina dove si insegnavano i precetti e le tecniche militari per difendere la "grande Ucraina". Alcuni oggi potrebbero essere dentro l'acciaieria di Mariupol
Fucili di cartone, esercitazioni militari sul campo di calcio, canti nazionalistici di estrema destra. L’irriducibile resistenza dei miliziani del battaglione Azov asserragliati nel famoso impianto dell’Azovostal di Mariupol si comprende meglio grazie a un video che il Guardian ha realizzato nel 2017, quando il conflitto per il Donbass che ha poi mosso Putin all’invasione era in corso da tre anni. I giornalisti hanno visitato e documentato i “Campi estivi per bambini” gestiti dall’organizzazione paramilitare di estrema destra per insegnare la guerra e la difesa della “grande Ucraina”. Alcuni di quei “ragazzi”, che all’epoca erano minori da 9 a 17 anni, potrebbero essere nei sotterranei del siderurgico, a mettere in pratica quel che hanno imparato al “camping” tra bombe da lanciare, barelle da trasportare, simulazioni di attacchi e difese, costruzione di trincee.
“Ci prepariamo a tutto, a diventare i guerrieri di domani che sapranno difendere l’Ucraina che amano”, dice una giovane istruttrice, mentre ragazzini corrono e cadono lungo il percorso di addestramento fatto di reti e copertoni dei camion. L’istruttore impietoso li richiama col fischietto, li sprona. “Granata”, si sente a un certo punto e tutti al frastuono d’un petardo si buttano a terra con le mani sulla testa. Il gioco della guerra.
“Noi prepariamo questi ragazzi a tutto, perché in futuro non siano dei miserabili”, dice l’istruttore. Un gruppo di sei ragazzini fa dei piegamenti, la punizione per esser stati beccati a fumare. Di campi così ce n’erano attorno a Kiev, Kharkiv, Chernihiv, Dnipro, ciascuno ospitava da 50 a 80 bambini a diventare degli “warrior”. Gli opuscoli per reclutare i volontari dei “camping” venivano distribuiti direttamente nelle scuole.
I giornalisti si chiedono se Azov è davvero una moderna organizzazione della “Gioventù hitleriana” o se sta cercando di preparare i giovani ucraini alla dura realtà che li attende. I più grandi hanno tatuaggi con svastiche, teschi e scritte suprematiste che inneggiano ai bianchi. Ma gli addestratori e gli addestrati negano che l’organizzazione abbia una precisa matrice politica.
I campi esistono dal 2015 e l’Azov si richiama apertamente alle gesta del fondatore del nazionalismo di destra Stepan Bandera che durante la seconda guerra mondiale collaborò con le truppe naziste di Hitler. Dal novembre 2014, il Battaglione Azov è stato integrato dal governo di Petr Poroshenko nella Guardia Nazionale per combattere contro le autoproclamate Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk al fianco dell’esercito ucraino regolare.
Amnesty International nel 2016 ha inserito l’Azov tra le formazioni armate che non rispettano i diritti umani dei prigionieri. In un rapporto pubblicato dall’ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani (scarica) si afferma che il battaglione “commette regolarmente crimini di guerra: saccheggio, pestaggio di civili, tortura, violenza sessuale”.