Bankitalia lo aveva anticipato: i mutui stanno diventando più cari. Dopo una lieve discesa, infatti, a febbraio i tassi sono tornati ai livelli di agosto. Il Taeg, indice che rappresenta il costo complessivo di un prestito, è salito all’1,85% contro l’1,78% di gennaio. E a farne le spese sono soprattutto i giovani. Come riporta un’analisi dell’Osservatorio MutuiSupermarket.it, non solo le banche hanno aumentato i premi (spread) che applicano sui tassi fissi e variabili, ma stanno anche sospendendo le offerte destinate agli under 36 nell’ambito del Fondo di Garanzia Prima casa. Operativo dal 2015, il programma è stato rafforzato dal decreto Sostegni bis del maggio 2021, che ha ampliato dal 50% all’80% la parte del prestito coperta dallo Stato per i giovani con un Isee inferiore ai 40mila euro.
Il Fondo è stato poi rifinanziato dalla legge di Bilancio con 242 milioni di euro e il termine per chiedere un mutuo è stato prorogato fino al 31 dicembre del 2022. Sebbene abbia riscosso molto successo, negli ultimi tempi, complice l’incertezza che grava sull’economia, il bonus prima casa giovani sta incontrando alcune difficoltà. Il problema principale è che il tasso proposto dalla banca non può superare quello anti usura fissato ogni tre mesi da Bankitalia e che, fino al 30 giugno, è pari all’1,99% per i mutui fissi e al 2,27% per i variabili. E nella situazione attuale, con l’inflazione al 6,5% e l’incombente rialzo del costo del denaro da parte della Bce, gli istituti di credito rischiano di rimetterci. Crédit Agricole e Avvera del gruppo Credem, ad esempio, non concedono più mutui a tasso fisso, garantiti da Consap, per prestiti superiori all’80% del valore dell’immobile. Una scelta seguita anche da altre banche. Unicredit e Bper hanno sospeso le erogazioni di nuovi mutui a tasso fisso ai giovani con garanzia Consap, mentre Banco Bpm lo ha fatto anche per quelli variabili. Banca Sella, invece, concede ancora prestiti agli under 36 per l’acquisto della prima casa ma solo per importi non superiori al 70% del valore. L’unica eccezione è Ing. L’istituto olandese ha infatti esteso l’offerta mutui fino a somme che coprono il 95% del prezzo della casa.
Insomma, è in corso una stretta del credito che colpisce soprattutto i giovani ma che riguarda anche altri mutuatari. Durante questo mese l’Eurirs a 20 anni, l’indice di riferimento dei mutui a tasso fisso, è arrivato all’1,47%, in crescita dello 0,38%. E continua ad aumentare: il 20 aprile ha raggiunto l’1,65% mentre a dicembre 2020, minimo storico, era pari allo 0,01%. Seppure ancora in territorio negativo, anche l’Euribor, su cui si basano i prestiti a rata variabile, è in rialzo. La media di aprile è di -0,45%, un balzo dello 0,04% sul mese precedente, mentre a dicembre dell’anno scorso era fermo a -0,58%. Ma all’incremento dei due indici bisogna poi aggiungere gli spread applicati dalle banche, a loro volta in rapida ascesa.
Sempre secondo Osservatorio MutuiSupermarket.it, Crédit Agricole li ha aumentati dello 0,27% per i tassi fissi e dello 0,16% per quelli variabili, Bnl dello 0,25% e dello 0,05%, rispettivamente, e Banco di Sardegna dello 0,15% e dello 0,05%. Intesa Sanpaolo, invece, ha ritoccato all’insù solo gli spread per le rate fisse, passati dallo 0,10 allo 0,40%. In controtendenza, Credem che li ha ridotti dello 0,58% per i prestiti di importo compreso tra il 70 e l’80% del valore dell’immobile. A chiedere un mutuo sono soprattutto i giovani fino ai 35 anni – le loro domande rappresentano il 48% del totale – mentre l’acquisto risulta la finalità perseguita dall’84% dei mutuatari. Per quanto riguarda il reddito, a indebitarsi per comprare casa è in maggioranza chi guadagna tra i 1500 e i 2mila euro (30%) e il 36% dei prestiti va dai 100mila ai 150mila euro.