Occorre valutare anche un “metodo diverso”, piuttosto che aprire la strada a un’adesione immediata. Il ministro degli Esteri dell’Austria, Alexander Schallenberg, è il primo a esporre pubblicamente qualche dubbio sulla corsa all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea. Nessun veto, ma la chiara preferenza per un percorso alternativo rispetto alla piena e immediata adesione di Kiev. Parole che non sono piaciute al ministero degli Esteri ucraino, che ha definito le dichiarazioni di Schallenberg “strategicamente miopi e incoerenti con gli interessi di un’Europa unita”.
Schallenberg, esponente del partito popolare austriaco ed ex cancelliere (per due mesi), ha espresso la sua visione nel corso dell’European Media Summit di Lech am Arlberg. “Devono esserci anche modelli diversi dalla piena adesione”, ha spiegato il ministro nel suo discorso, facendo riferimento alla “lunga strada verso l’adesione” dei Paesi balcanici. Schallenberg ha chiesto a Bruxelles una maggiore flessibilità, per trovare un “metodo diverso” che possa rafforzare il legame tra l’Europa e l’Ucraina. Per raggiungere questo obiettivo, il suo ragionamento, dovrebbero essere utilizzate altre strade, come l’adesione alla zona economica dell’Ue o il mantenimento dell’attuale status quo. Il ministero degli Esteri ucraino ha subito dichiarato la propria “delusione” per le parole di Schallenberg.
Il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Oleh Nikolenko, citato dall’agenzia Ukrinform, ha replicato: “Tali dichiarazioni ignorano anche il fatto che la stragrande maggioranza della popolazione dei membri fondatori dell’Ue sostiene l’adesione dell’Ucraina”. Nikolenko ha ricordato che il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, aveva già notato che “il popolo ucraino paga un prezzo troppo alto per gli errori di molti governi europei. La loro percezione parziale della realtà ha già portato all’indebolimento politico ed economico dell’Europa, ha consentito alla Russia di minare la stabilità nell’Ue”, ha aggiunto il portavoce.
In questo momento è in corso la procedura affinché l’Ucraina possa ottenere lo status di Paese candidato ad aderire all’Ue. Kiev ha consegnato un primo documento alla Commissione e Bruxelles ha promesso una procedura accelerata, grazie alla quale la candidatura ufficiale potrebbe essere decise a giugno. In passato, invece, gli altri Stati hanno dovuto attendere circa un anno e mezzo per ottenere lo status di Paese candidato. Superata questa fase, però, iniziano i passaggi procedurali più complessi, quelli durante i quali l’Unione europea deve accertarsi che il Paese candidato rispetti tutti i criteri necessari per aderire all’Ue. Attualmente, infatti, ben 5 Paesi sono candidati ufficiali: la Turchia (che ha ottenuto questo status nel lontano 1999), la Macedonia del Nord (dal 2004), Montenegro (dal 2010), Serbia (dal 2012) e Albania (dal 2014). A quest’ultimi faceva appunto riferimento il ministro Schallenberg, sottolineando come siano “in attesa” di entrare dall’Ue da ormai molto tempo.