In un prossimo futuro, la terapia genica per il trattamento del cancro al cervello potrebbe essere somministrata tramite una nanocapsula bioingegnerizzata, in grado di raggiungere la massa tumorale in modo non invasivo. A suggerire questa incoraggiante prospettiva, uno studio condotto dagli scienziati dell’Università Bing-Yang Shi. I ricercatori hanno pubblicato un articolo sulla rivista Science Advances per rendere noti i risultati del loro lavoro.

I ricercatori, guidati da Yan Zou, hanno utilizzato un modello murino per valutare l’efficacia di questo approccio innovativo contro le neoplasie cerebrali. Sviluppare una tecnica in grado di fornire in modo non invasivo una terapia genica adatta al trattamento del tumore non è un’impresa semplice, affermano gli esperti, e i precedenti tentativi sono stati associati a una probabilità più elevata di provocare mutazioni genetiche non intenzionali o di innescare una risposta immunitaria eccessiva.

Il glioblastoma, spiegano gli scienziati, è una forma aggressiva di tumore al cervello. La terapia genica CRISPR-Cas9, potrebbe ridurre la progressione del cancro cerebrale e, in linea teorica, potrebbe rivelarsi efficace anche contro altre problematiche di salute del cervello. La piattaforma di somministrazione sviluppata dal gruppo di ricerca non risulta invasiva ed è costituita da un sottile guscio polimerico reticolato che incapsula singoli complessi Cas9 in una piccola nanoparticella con carica superficiale quasi neutra. Questa sostanza si basa su un composto chiamato disolfuro punteggiato di peptide angiopep-2.

Grazie a questa formulazione, commentano gli scienziati, il carico all’interno della nanocapsula viene protetto dalla scomposizione della ribonucleasi e può restare stabile nel sangue e nel plasma. Gli autori sottolineano che l’editing genetico nelle nanocapsule può quindi attraversare la barriera ematoencefalica e raggiungere la neoplasia in modo più diretto ed efficace. Testato in un modello animale, il metodo è stato in grado di contrastare la progressione del tumore. I topolini trattati con la terapia genica, riportano gli autori, mostravano infatti una forte inibizione della crescita del tumore. Il gruppo di controllo, invece, a cui sono state somministrate particelle in modo più tradizionale, era associato a una maggiore crescita del tumore.

Valentina di Paola

Foto di archivio

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Riacceso al Cern il più grande acceleratore del mondo di particelle

next
Articolo Successivo

Epatite di origine sconosciuta nei bambini, l’Oms: “Almeno 169 casi in 11 paesi europei, 17 pazienti trapiantati e uno morto”

next