Il cimitero con le tombe delle vittime appena sepolte e le fosse ancora da riempire da un lato, le celebrazioni della Pasqua ortodossa da un altro. Da Bucha, simbolo degli orrori della guerra e della brutalità dell’esercito russo, arriva un appello fino a San Pietro. “Diamo il benvenuto a qualsiasi tentativo di trovare la pace. E se l’arrivo di papa Francesco potrà contribuire a questo, noi lo aspettiamo. È anche importante che venga a vedere con i suoi occhi cosa è successo qui” ha detto all’Ansa, Andrei Golovin, prete della chiesa ortodossa del paese a nord ovest di Kiev martoriato a marzo. Far portare la croce a due donne, russa e ucraina, “è una buona idea di unità, ma una delle due parti deve ammettere le proprie colpe e pentirsi”, ha aggiunto riferendosi alla Via Crucis a Roma.
“Se Cristo ha sconfitto la morte, anche l’Ucraina potrà risorgere – dice il sacerdote -. Noi celebriamo, mentre loro continuano a versare sangue come ispirati da Satana”, ha aggiunto riferendosi alla Russia. Nel terreno sul retro della chiesa di Sant’Andrea, poche settimane fa, furono trovate decine di cadaveri di civili uccisi dai russi durante l’occupazione della cittadina. E nei giorni scorsi a quei cadaveri è stata data sepoltura.
“L’unica speranza è nel Signore, che dia ai nostri difensori forza, fiducia e coraggio. È molto importante ora che i nostri combattenti non siano guidati dall’odio per i loro nemici, ma dall’amore per i loro cari, le loro mogli, i loro figli. Siamo loro molto grati e vogliamo che Dio li benedica. E nonostante celebrino questo giorno non con le loro famiglie, ma nei rifugi e nelle trincee, preghiamo perché questa festa non sia per loro meno gioiosa del solito” aggiunge il prete. Due giorni fa l’Onu – attraverso la missione del 9 aprile – ha documentato l’esecuzione sommaria di almeno 50 civili nella cittadina come spiegato da detto Ravina Shamdasani durante un briefing.