Il cancelliere intervistato dallo Spiegel ha ammesso gli errori fatti in passato da Berlino, che avrebbe dovuto rendersi più indipendente dal gas russo dopo il 2014 quando ci fu il conflitto per la Crimea. Intanto Gerhard Schröder, da tempo lobbysta per Gazprom e presidente di Nord Stream 2, in un'intervista al New York Times critica le sanzioni affermando che "non si può isolare un Paese come la Russia nel lungo termine, né politicamente né economicamente"
Mentre i Paesi Ue si apprestano a discutere tempi e modi di un possibile embargo al petrolio russo, il Paese più esposto alle eventuali interruzioni delle forniture di idrocarburi da Mosca avverte che fermare gli acquisti non significa mettere fine alla guerra. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz (Spd), che in patria è al centro di forti critiche da parte degli alleati Verdi e Fdp per la sua posizione contraria all’invio di armi pesanti a Kiev, in un’intervista allo Spiegel nota: “Non credo che l’embargo sul gas russo fermerebbe la guerra. Se Putin fosse sensibile ad argomenti economici, non avrebbe mai iniziato questa folle guerra. In secondo luogo, ci si comporta come se parlassimo di soldi. Ma si parla di evitare una grave crisi economica, la perdita di milioni di posti di lavoro e la chiusura di fabbriche che non riaprirebbero mai più”. Resta il fatto che Mosca incassa ogni giorno dalla Ue per il suo gas e il suo petrolio circa 800 milioni al giorno, risorse con cui porta avanti l’invasione dell’Ucraina. E Kiev continua a chiedere che questo flusso di soldi si fermi.
Nell’intervista, titolata in copertina “Di che cosa ha paura, signor Scholz?”, il cancelliere ha ammesso gli errori fatti in passato da Berlino, che avrebbe dovuto rendersi più indipendente dal gas russo già dopo il 2014, quando ci fu il conflitto per la Crimea. “In caso di emergenza, la Germania avrebbe dovuto finanziare terminal di gas liquido e infrastrutture di importazione per le raffinerie di petrolio della Germania dell’est, e questo anche se non fosse stato economicamente conveniente”, ha detto. La costruzione del gasdotto Nord Stream 2 (la cui certificazione è stata sospesa subito prima dell’inizio dell’invasione) non è mai stata essenziale per l’approvvigionamento del Paese, ha aggiunto: “Il problema non è che ci siano due, tre o quattro gasdotti, ma che arrivino tutti dalla Russia”. Scholz nega però che la Germania avesse sostenuto l’aggiramento dell’Ucraina: i contratti prevedevano che il gas continuasse a fluire anche attraverso il paese ora attaccato da Putin.
Proprio oggi l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, da tempo lobbysta per conto di Gazprom e presidente di Nord Stream 2 oltre che consigliere di Rosneft, in un’intervista al New York Times critica le sanzioni affermando che “non si può isolare un Paese come la Russia nel lungo termine, né politicamente né economicamente”. Descritto nell’articolo come “l’uomo di Putin in Germania”, Schröder dopo aver sottolineato che la guerra è stata un “errore” sostiene anche che Putin “è interessato a concluderla” ma “non è facile” perché “ci sono un paio di punti da chiarire”, che non indica. Marco Wanderwitz (Cdu), ex commissario del governo federale per l’Europa orientale, ha commentato definendolo “cancelliere della vergogna”.