Il Cremlino tenta di aggirare l’embargo con le importazioni parallele, in pratica il contrabbando. Il Ministero dell’Industria e del Commercio della Federazione Russa ha preparato un elenco di merci occidentali per le quali sarà consentita l’importazione senza il permesso del titolare del copyright. Lo rivela la Tass secondo cui nell’elenco spiccano la Chrysler, Apple e molte industrie del settore energetico, dei trasporti e dell’elettronica occidentali. A fine marzo l’agenzia aveva riportato l’intenzione del primo ministro russo Mikhail Mishustin, rivelata al termine di una della commissione governativa sulla stabilità dell’economia russa sotto sanzioni.

Ebbene secondo la stessa agenzia ora il ministero ha approvato l’elenco diviso in 50 gruppi di prodotti e circa 200 marchi che altrimenti non potevano essere venduti sul territorio, anche per scelta volontaria delle singole industrie americane ed europee che si erano impegnate a chiudere stabilimenti e punti vendita. “Questo approccio garantirà la fornitura di beni alla Russia, anche nonostante le azioni ostili dei politici stranieri”, aveva detto Mishustin. Una prima bozza era stata diramata il 10 marzo scorso. Comprendeva apparecchiature tecnologiche, per telecomunicazioni e mediche, veicoli, macchine agricole, apparecchiature elettriche, oltre a vagoni ferroviari e locomotive, container, turbine, macchine per il taglio di metalli e pietre, display video, proiettori, console e quadri elettrici.

Per aggirare l’embargo era stata emanata una specifica legge che conferisce al governo il diritto di determinare elenchi di prodotti per i quali il principio internazionale dell’esaurimento dei diritti di marchio è effettivamente stabilito quando viene venduto dal proprietario in qualsiasi parte del mondo. A sostenere la legalizzazione delle importazioni parallele era stato il Servizio federale antimonopoli (FAS): “Nelle condizioni attuali, questa misura aiuterà ad aumentare il numero di entità economiche che importano merci in Russia, che satureranno il mercato interno con merci originali, oltre a ridurre i prezzi dei prodotti venduti”, aveva osservato l’agenzia in un comunicato stampa il giorno prima, citando il vice segretario di Stato capo della FAS Russia Sergey Puzyrevsky.

Ed è stato preso alla lettera. La portata dell’operazione si evince dall’ampiezza dell’elenco ora approvato. Nel ramo “automotive” sono autorizzati brand come Tesla, Land Rover, Jeep, Jaguar, Chrysler, Bently, Cadillac, Chevrolet, Dodge, Hummer, Rover. Solo la sezione “pneumatici per auto” i vari Michelin, Goodyear, Continental, Bridgestone. La beffa è che la devastazione dell’Ucraina per parte russa ha mandato in crisi l’industria occidentale dell’auto falcendo saltare la filiera di chip e cablaggi che aveva il cuore industriale proprio nel paese invaso il 24 febbraio. In europa per questo motivo sono fermi stabilimenti Bmw e Volkswagen.

Nell’elenco del contrabbando di Stato non mancano telefonini, orologi e perfino la Playstation, vale a dire beni non certo “essenziali” per l’economia della Federazione ma sicuramente utili alla propaganda della causa di “liberazione” avviata da Putin, come antidoto alla sensazione d’isolamento che potrebbe innescare dubbi e dissensi nei consumatori e cittadini che si ritrovano impossibilitati a fare acquisti perché finiti nella lista dei “paesi non graditi”. Il tutto mentre gli obiettivi concreti della “operazione speciale” sono ancora incerti e inizia a farsi sentire il costo economico e sociale che ammonterebbe, stando anche a fonti russe, a oltre 20mila soldati morti sul campo.

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