Così fastidiose, così “letali” soprattutto per chi fa sport ad alti livelli. Ne sa qualcosa Jannik Sinner, il campione tennista che ha dovuto abbandonare il torneo di Miami e forse pagato dazio nel tie break contro Zverev nel torneo di Montecarlo, sempre per colpa loro, le vesciche ai piedi. Un problema che può interessare anche coloro che fanno attività fisica saltuariamente. Si tratta di formazioni rotondeggianti “conseguenza di uno scollamento dell’epidermide dal derma profondo, determinato dallo sfregamento della parte interessata del piede con la scarpa e l’eccessiva pressione che causano microtraumi continui sulla pianta del piede, sul tallone o tra le dita dei piedi”, ci spiega il professor Antonio Serafin, responsabile Servizio di podologia all’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano (Gruppo San Donato) e docente Unimi. “Il nostro corpo non può avere spazi vuoti liberi”, continua l’esperto, “e quindi riempie questa ‘tasca’ che si è formata – lo scollamento – con liquido intercellulare, biancastro, leggermente denso, ricco di proteine e zuccheri, formando la classica bolla”. Tra i sintomi, insorgono dolore, bruciore, molto invalidante perché rimane scoperto il derma, e un arrossamento molto localizzato; mentre il prurito è abbastanza raro”. Le vesciche assumono un rigonfiamento di diametro inferiore ai 5 mm, mentre in caso di dimensioni superiori si parla di bolle.
Professor Serafin, quali altri fattori influenzano la comparsa delle vesciche?
“La sudorazione eccessiva e anche fattori genetici come la pelle molto chiara che predispone alla formazione di queste bolle da sfregamento. E ancora, indossare una calza non garzata e di tessuto sintetico insieme a un ambiente caldo come la calzatura aumentano il calore della parte interessata del piede, che per reazione comincia a sudare, abbassando la temperatura. Il sudore ‘macera’ la pelle contribuendo alla formazione di vescicole”.
E le scarpe nuove?
“Possono influire non perché siano strette, ma a causa della rigidità. Ognuno di noi ha una forma di piede specifica che può divergere per pochissimi millimetri dalla misura standard della scarpa. Per questa ragione, soprattutto gli sportivi professionisti o più evoluti indossano la scarpa per una decina di minuti, prima dell’uso vero e proprio, per adattare il proprio piede alla nuova calzatura. Per contro, una scarpa più larga in realtà può essere più dannosa, visto che il piede si muove di più al suo interno, incrementando lo sfregamento”.
Quali sono i trattamenti principali?
“Una volta si diceva che bisognasse prendere un ago con filo di cotone, farlo passare all’interno della vescicola, togliere lago e lasciarci dentro il filo per formare un drenaggio. Ma è assolutamente sbagliato, perché il liquido delle vesciche è ricco di zuccheri, proteine e diventa terreno nutriente per i batteri favorendo il loro passaggio dall’esterno all’interno della vescica. Bisogna invece utilizzare una siringa monouso sterile, disinfettare la parte da trattare con acqua e sapone, forare la vescicola per fare uscire tutto il liquido, ma senza tagliare la pelle. Poi si applica un cerotto in silicone – specificamente pensato per ammortizzare la parte interessata – da cambiare ogni 6 ore. Quando non si fa attività fisica è importante togliere il cerotto perché la parte deve respirare, asciugarsi e seccarsi. E nel caso ci fosse un arrossamento intorno alla vescicola, è bene fare impacchi con acqua fredda e disinfettare la parte. Mai applicare un antibiotico locale”.
Uno sportivo alle prese con questo problema e che deve fare una gara poche ore dopo, come può arginare il disagio?
“L’unica cosa è farsi delle applicazioni con ghiaccio avvolto in una stoffa di cotone per 15-20 minuti, mezz’ora prima di iniziare la gara, e poi applicare il cerotto in silicone che ha uno spessore di circa 1 mm-1mm e mezzo che fa da ammortizzante e che copre tutta la parte interessata. Sono cerotti facilmente reperibili, anche al supermercato”.
Infine, quali le regole d’oro per prevenire le vesciche ai piedi?
“Applicare una buona igiene con prodotti non aggressivi: acqua e sapone sono perfetti, mantengono un po’ di grasso sulla pelle, il cosiddetto ‘film idrolipidico’; poi indossare calze di tessuto naturale, di cotone 100%, garzate e di buono spessore, e sempre pulite. E, come detto prima, le scarpe nuove non vanno mai indossate più di 10 minuti per la prima volta, in modo che la scarpa si adatti alla nostra camminata. Queste regole sono valide per tutti gli sportivi, ma anche per chi fa una semplice camminata in montagna con la famiglia”.