"Non sapevo che gli altri erano immortali. Io chiedo a nome di tutte queste persone, ex pazienti come me, siamo arrivati a 50mila firme per il diritto all’oblio oncologico, seguiamo lo stesso esempio della Francia"
“Ho pensato perché non ho adottare un bambino, poi ho cercato anche l’utero in affitto, ma chiedono delle cifre incredibili. Io e Alessandro siamo andati dall’assistente sociale e abbiamo scoperto che non possiamo adottare un bambino, perché io ho avuto un tumore, devo aspettare cinque anni, non puoi chiedere un mutuo, un assicurazione, un prestito. C’è un po’ di discriminazione. Bisogna tutelare un bambino, ma chi lo dice che lo tuteliamo così? Lo tuteliamo lasciandolo in casa famiglia?“. A dirlo è Carolina Marconi che, ospite di Silvia Toffanin nel salotto di Verissimo, è tornata a parlare del cancro contro cui ha lottato e continua a lottare, esprimendo tutto il suo rammarico per la maternità che le viene negata. L’ex gieffina ha raccontato come ora, a quattro mesi dall’ultima seduta di chemioterapia, stia vivendo un percorso di rinascita adombrato, però, dalla notizia dell’impossibilità di adottare un bambino insieme al suo compagno Alessandro: era stato proprio il desiderio di un figlio a spingerla a fare quei controlli da cui poi era emersa la presenza del tumore al seno.
La legge, infatti, non permette a chi ha avuto un tumore di poter adottare un bambino, se non dopo cinque anni dalla malattia, ma se c’è una cosa che Carolina ha imparato è proprio quella che il tempo è prezioso: “Non hai tempi per un qualsiasi cosa, uno quando si deve sentire di fare qualcosa, il momento giusto è adesso, la vita è adesso non è dopo”, ha detto a Verissimo. Quindi ha spiegato che seguendo una cura ormonale e che proverà ad avere una gravidanza trascorsi due anni dall’inizio della terapia: “Ho conservato un ovulo, se succederà, quando mi sbloccheranno dalla cura, sarà un miracolo”.
L’ex gieffina resta comunque delusa dal fatto di non poter ricorrere all’adozione e si è detta pronta a mobilitarsi in prima persona: “Il bambino non ha solo la mamma, c’è anche il papà, i nonni, gli zii, ci sono tante persone che possono amarlo. Non sapevo che gli altri erano immortali. Io chiedo a nome di tutte queste persone, ex pazienti come me, siamo arrivati a 50mila firme per il diritto all’oblio oncologico, seguiamo lo stesso esempio della Francia. Questa discriminazione deve passare, io non sono il mio tumore, tutti meritiamo di avere una famiglia, di essere felici, di essere uguali. Io sto bene, questo sistema deve cambiare. Il nostro obiettivo è arrivare a 100mila firme per presentarla al Presidente del Consiglio”, ha concluso.