Se hai la fortuna di arrivare a Costa di Carpasio alle dieci del mattino ad accoglierti non è il rintocco delle campane ma la melodia di “Fischia il vento, urla la bufera”. Non puoi sbagliare. Il noto canto della Resistenza, per qualche minuto, arriva in ogni angolo della Valle Argentina, avvolge i minuscoli paesi celati dai boschi di questa montagna a un’ora da Imperia, quasi a ricordare a ogni abitante e a chi si trova lì per qualche ora o giorno il sangue versato dai partigiani delle varie brigate della prima zona Liguria. Lì, a ridosso delle valli del Maro, di Prelà e di Rezzo, in questa zona del territorio ponentino dove nasce il torrente Carpasina, la festa della Liberazione si celebra ogni giorno a metà mattina e prima del tramonto quando le campane tornano a suonare “a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell’avvenir”. È un rito al quale Gabriella Campigotto, che abita da decenni in questo luogo non si è mai abituata: “Ogni volta è per me un’emozione”. È lei che custodisce, con il marito, il museo della Resistenza di Carpasio. Arrivarci non è facile ma attraversare le strade che portano in questa frazione è il miglior biglietto da visita per comprendere la storia della Resistenza. Oggi a parlare è il “casone” dove si costituì il comando della Prima zona Liguria: tanti reperti originali custoditi con cura e religiosa passione da dalla stessa Campigotto.
Ad accogliere i visitatori all’ingresso del museo è una bandiera enorme dell’Italia con scritto “Seconda divisione della brigata Garibaldi” e le parole di Piero Calamandrei appese alla parete: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei lager dove furono sterminati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, i giovani, con il pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”. Campigotto mostra a Ilfattoquotidiano.it i documenti, le fotografie, i cimeli, le divise, le armi e munizioni, le ricetrasmittenti da campo, oltre alle testimonianze di guerra, alcune delle quali dono di ex combattenti: “Qualche giorno fa mi hanno persino portato una bambola. Questo museo è realizzato da loro, dai parenti dei partigiani”. L’occhio cade su sette fotografie: sono i volti di “U megu” (Felice Cascione), il “Gigante” (Franco Ghiglia), il “Fuoco”, Marco Dino Rossi, il “Cion” (Silvio Bonfante); il “Balletta” (Roberto di Ferro) e Sergio Sabatini: hanno tutti tra i 14 e i 25 anni. “Sono le nostre medaglie d’oro alla Resistenza”, spiega la custode.
Poco più in là, lettere in mostra: sono i messaggi dei partigiani condannati a morte. Non lasciano indifferenti: “Cari figli e mamma e sorelle e fratelli, mi annunciano che questa sera sarò fucilato. Voi più di tutti sapete che la mia vita fu tutta di onestà e dedita esclusivamente alla famiglia. Sapere che sono innocente e sono solo vittima di una montatura preparata da un uomo indegno. Potete quindi alzare la testa più di prima”. Sotto, nella sala inferiore una grande carta topografica illustra le zone operative delle varie brigate del Comando della Prima zona Liguria ma tra i contenitori di armi lanciati dagli Alleati ai partigiani, c’è anche una sedia di legno con un cuscino di pelle marrone: “Qui si è seduto il presidente Sandro Pertini quando è venuto al museo”. Il capo dello Stato, nato a Stella, era di casa da queste parti. Ma il museo della Resistenza di Carpasio non è solo tra queste quattro mura. Fuori, arrampicandosi sulla montagna, percorrendo un sentiero di qualche chilometro, c’è un altro luogo di memoria: il grosso tronco cavo di un castagno che serviva da rifugio d’emergenza ai combattenti feriti e dove potevano trovare riparo fino a sette persone. Prima di riprendere il cammino per tornare sulla costa Campigotto ci dona un foulard verde, bianco e rosso con stampato: “La Resistenza è libertà”. Un dono da portare al collo ogni 25 Aprile: “Ora potete andare”. Mancano pochi minuti alle diciotto. “Fischia il vento” accompagna anche il nostro arrivederci.
Cronaca
“Cara mamma, oggi sarò fucilato”: vicino a Imperia il museo della Resistenza con lettere e oggetti dei Partigiani
Gabriella Campigotto, insieme al marito, custodisce la struttura che si trova a Costa di Carpasio, in Liguria. Ospita documenti, fotografie, cimeli, divise, armi e munizioni. Alcuni fra questi sono dono delle di ex combattenti: “Qualche giorno fa mi hanno persino portato una bambola. Questo museo è realizzato da loro, dai parenti dei partigiani”
Se hai la fortuna di arrivare a Costa di Carpasio alle dieci del mattino ad accoglierti non è il rintocco delle campane ma la melodia di “Fischia il vento, urla la bufera”. Non puoi sbagliare. Il noto canto della Resistenza, per qualche minuto, arriva in ogni angolo della Valle Argentina, avvolge i minuscoli paesi celati dai boschi di questa montagna a un’ora da Imperia, quasi a ricordare a ogni abitante e a chi si trova lì per qualche ora o giorno il sangue versato dai partigiani delle varie brigate della prima zona Liguria. Lì, a ridosso delle valli del Maro, di Prelà e di Rezzo, in questa zona del territorio ponentino dove nasce il torrente Carpasina, la festa della Liberazione si celebra ogni giorno a metà mattina e prima del tramonto quando le campane tornano a suonare “a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell’avvenir”. È un rito al quale Gabriella Campigotto, che abita da decenni in questo luogo non si è mai abituata: “Ogni volta è per me un’emozione”. È lei che custodisce, con il marito, il museo della Resistenza di Carpasio. Arrivarci non è facile ma attraversare le strade che portano in questa frazione è il miglior biglietto da visita per comprendere la storia della Resistenza. Oggi a parlare è il “casone” dove si costituì il comando della Prima zona Liguria: tanti reperti originali custoditi con cura e religiosa passione da dalla stessa Campigotto.
Ad accogliere i visitatori all’ingresso del museo è una bandiera enorme dell’Italia con scritto “Seconda divisione della brigata Garibaldi” e le parole di Piero Calamandrei appese alla parete: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei lager dove furono sterminati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, i giovani, con il pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”. Campigotto mostra a Ilfattoquotidiano.it i documenti, le fotografie, i cimeli, le divise, le armi e munizioni, le ricetrasmittenti da campo, oltre alle testimonianze di guerra, alcune delle quali dono di ex combattenti: “Qualche giorno fa mi hanno persino portato una bambola. Questo museo è realizzato da loro, dai parenti dei partigiani”. L’occhio cade su sette fotografie: sono i volti di “U megu” (Felice Cascione), il “Gigante” (Franco Ghiglia), il “Fuoco”, Marco Dino Rossi, il “Cion” (Silvio Bonfante); il “Balletta” (Roberto di Ferro) e Sergio Sabatini: hanno tutti tra i 14 e i 25 anni. “Sono le nostre medaglie d’oro alla Resistenza”, spiega la custode.
Poco più in là, lettere in mostra: sono i messaggi dei partigiani condannati a morte. Non lasciano indifferenti: “Cari figli e mamma e sorelle e fratelli, mi annunciano che questa sera sarò fucilato. Voi più di tutti sapete che la mia vita fu tutta di onestà e dedita esclusivamente alla famiglia. Sapere che sono innocente e sono solo vittima di una montatura preparata da un uomo indegno. Potete quindi alzare la testa più di prima”. Sotto, nella sala inferiore una grande carta topografica illustra le zone operative delle varie brigate del Comando della Prima zona Liguria ma tra i contenitori di armi lanciati dagli Alleati ai partigiani, c’è anche una sedia di legno con un cuscino di pelle marrone: “Qui si è seduto il presidente Sandro Pertini quando è venuto al museo”. Il capo dello Stato, nato a Stella, era di casa da queste parti. Ma il museo della Resistenza di Carpasio non è solo tra queste quattro mura. Fuori, arrampicandosi sulla montagna, percorrendo un sentiero di qualche chilometro, c’è un altro luogo di memoria: il grosso tronco cavo di un castagno che serviva da rifugio d’emergenza ai combattenti feriti e dove potevano trovare riparo fino a sette persone. Prima di riprendere il cammino per tornare sulla costa Campigotto ci dona un foulard verde, bianco e rosso con stampato: “La Resistenza è libertà”. Un dono da portare al collo ogni 25 Aprile: “Ora potete andare”. Mancano pochi minuti alle diciotto. “Fischia il vento” accompagna anche il nostro arrivederci.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".