“Vostro figlio è con noi, ci servono 5mila euro, altrimenti le invieremo il video della sua esecuzione”. Una mamma di Mariupol si è vista arrivare questo messaggio vocale, insieme a un video di suo figlio Alexey, volontario impegnato nella difesa territoriale della loro città, che oggi sarebbe prigioniero dell’esercito russo. “Mi hanno contattato su Facebook attraverso l’account di mio figlio. Mi hanno mandato prima un vocale, poi mi hanno chiamato attraverso Messenger chiedendo i soldi, infine mi hanno inviato il video di Alexey, prigioniero”, ha raccontato a Meduza Olga Novykova, direttrice del festival cinematografico internazionale di Mariupol “Cinema and You”. La donna ha descritto a Meduza la telefonata che ha avuto con l’interlocutore che le ha chiesto il riscatto per il figlio: “Mi hanno contattato il 24 aprile intorno alle 14. Mi hanno detto ‘ci servono soldi’, ho risposto ‘quanti?’, ‘5mila euro’. Ho detto: ‘ma come faccio, sono una profuga’, ‘non è un nostro problema, se entro domani, 25 aprile, non abbiamo i soldi, il prossimo video che vedrà è l’uccisione di suo figlio’”.
This video was sent by ???????? soldiers to a mother of ???????? captive. They demand €5000 and threat that the next video she gets will be her son’s execution. ???????? soldiers are increasingly similar to ISIS militants. ???????? must be recognized as a terrorist-state. pic.twitter.com/YBieljCe6V
— Михайло Подоляк (@Podolyak_M) April 25, 2022
Olga Novykova, inoltre, ha raccontato al quotidiano che in cambio della cifra non le hanno garantito la liberazione del figlio, ma le hanno promesso di lasciarlo in vita, per spedirlo poi “con altri prigionieri a servizio della grandezza Sovietica”. “Hanno usato proprio queste parole”, ha assicurato al quotidiano la cinematografista, che ha lasciato Mariupol lo scorso 18 marzo. Era dal 14 aprile che non riusciva a mettersi in contatto con il figlio, che prima della guerra era uno studente universitario, iscritto al primo anno di Scienze Politiche all’Università di Mariupol.
“La rete a Mariupol è saltata quasi subito, già nei primi giorni di invasione russa. Quando ce ne siamo andati dalla città, lui è voluto rimanere come volontario della difesa territoriale, da allora metterci in contatto è sempre stato molto difficile”, ha spiegato la donna. Nel video dalla prigionia, Alexey spiega di essere caduto prigioniero il 23 aprile. Dice di stare bene, di essere stato picchiato “solo una volta”. “Questo è quello che ha detto alla videocamera, non so come stanno davvero le cose, ho paura per lui, vorrei solo strapparlo dalle mani di questi ricattatori russi che potrebbero ucciderlo da un momento all’altro”, ha detto Olga Novykova. Il filmato è stato pubblicato sui social anche da Mikhail Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha scritto: “I soldati russi sono sempre più simili ai miliziani dell’Isis”. Lo stesso paragone è stato rilanciato dalla giornalista Anne Applebaum, editorialista di The Atlantic, che ha scritto su Twitter “L’Isis dell’Europa”.