C’era un piano per uccidere il giornalista russo sostenitore di Putin, Vladimir Soloviev. Almeno stando alle dichiarazioni dello stesso presidente russo che, citato dalla Tass, ha affermato che “questa mattina sono state fermate le attività di un gruppo terroristico che ha pianificato l’assassinio di un importante giornalista russo – ha detto in una riunione del consiglio di amministrazione dell’ufficio del procuratore generale – Certamente, lo negheranno ora, ma i fatti e le prove sono incontrovertibili”. Il presidente ha poi spiegato che a sventare l’attacco è stato il servizio di sicurezza federale russo, Fsb.
Il giornalista avrebbe dovuto essere ucciso nell’esplosione della sua auto, secondo l’ufficio stampa del Comitato investigativo russo i cui membri hanno fatto sapere che è stato aperto un procedimento penale contro i sei arrestati, tutti russi, accusati anche di essere membri del gruppo terroristico neonazista Nazionalsocialismo/Potere bianco fuorilegge in Russia. Durante le perquisizioni, gli investigatori hanno sequestrato componenti di ordigni esplosivi improvvisati, quella che si ritiene essere la bomba destinata ad essere usata nell’attentato, armi da fuoco e munizioni, insegne naziste e sostanze stupefacenti. “Gli investigatori hanno anche sequestrato passaporti ucraini falsi con informazioni personali errate, che dovevano essere utilizzati una volta commesso il crimine”.
Soloviev è un personaggio ben noto anche in Italia perché si è sempre contraddistinto per la difesa delle scelte del presidente Vladimir Putin, al quale è considerato molto vicino, mentre in patria conduce un suo programma sul canale Rossija 1. Per la sua vicinanza al capo del Cremlino Soloviev è stato anche raggiunto dalle misure “anti-oligarchi” lanciate in vari paesi europei: in Italia gli sono state sequestrate varie ville sul lago di Como, per un valore di circa 8 milioni di euro.