Mentre l’Occidente è impegnato a studiare nuovi pacchetti di sanzioni, i calzaturieri delle Marche si preparano a partire armi e bagagli verso la Fiera annuale del settore che si tiene a Mosca da martedì 26 a venerdì 29 aprile: “Non possiamo fare a meno del mercato russo”, è il commento di Marino Fabiani, uno degli imprenditori leader del settore presenti alla Fiera Obuv Mir Kozhi, letteralmente ‘Scarpe in pelle dal mondo’. “Abbandonare quel mercato dall’oggi al domani non è possibile, noi puntiamo molto su quella rassegna e per questo partiamo. Per noi calzaturieri la Russia rappresenta il 70% del mercato e a febbraio avevamo tutto pronto per la consegna”. Il gruppo di scarpari in partenza dalle Marche rappresenta quasi due terzi degli espositori che arriveranno nella capitale russa: 31 su 48. Viaggeranno attraverso i Paesi che ancora garantiscono collegamenti aerei, da Dubai alla Serbia passando per la Turchia.
I calzaturieri delle Marche partono con la benedizione della giunta regionale, in particolare dell’assessore alle attività produttive, Mirco Carloni: “Se gli imprenditori vanno a Mosca hanno il diritto al contributo che io ho deciso di confermare firmando un documento apposito”, dice Carloni. “Ciò accadeva quando nessuno immaginava che sarebbe scoppiato il conflitto, lo scorso anno, quando firmai la delibera del calendario delle manifestazioni all’estero. Oltre all’Obuv c’era anche Kiev, sembrerà macabro ma era così e ovviamente quell’evento è saltato. Quando però abbiamo approvato il Piano dell’Internazionalizzazione 2021-2022 Mosca e Kiev erano su quella lista. Piano che non è stato modificato dalla fine di febbraio a oggi. Sono riuscito a fare un accertamento e la Regione, assieme alla Camera di Commercio, ha previsto un contributo economico per ognuno degli espositori. Se non sbaglio uno spazio espositivo a Mosca di 16 metri quadrati costa 8mila euro e noi interveniamo su quel capitolo di spesa”.
È bene ricordare che di fianco agli imprenditori italiani che saranno a Mosca nei prossimi giorni ci sarà l’associazione che li rappresenta, Assocalzaturifici, in stretto contatto con Bologna Fiere, ente che organizza proprio la fiera Obuv. I calzaturieri delle sanzioni se ne infischiano, il loro obiettivo è non perdere uno dei mercati, anzi forse il loro mercato principale. Per tenerselo stretto questo mercato sono pronti anche a correre dei rischi, tra cui la logistica, i costi e un futuro complicato: “La Regione Marche condanna la guerra in tutte le sue forme”, chiarisce l’assessore Carloni, “continuerà a aiutare i profughi ucraini, ma vista la situazione non si può girare dall’altra parte lasciando sole le imprese marchigiane colpite dalla crisi. E la calzatura è il nostro fiore all’occhiello”.
No alle sanzioni e sì ai contributi, senza preoccuparsi troppo delle centinaia di aziende internazionali che hanno abbandonato la Russia a causa della sanguinosa campagna militare messa in atto dal Cremlino: “Speriamo che la guerra finisca presto e si possa tornare a fare business come prima. Intanto la speranza è di trovare clienti a Mosca come accadeva in passato e di incassare attraverso gli acconti, altrimenti rischiamo la beffa di un viaggio a vuoto”, ha aggiunto nel suo commento Fabiani. L’imprenditore fermano all’inizio del conflitto aveva dichiarato di avere 5mila paia di scarpe dirette in Russia ferme in magazzino e di essere vicino al fallimento: “Tre mesi, non credo di poter resistere di più”, aveva dichiarato a inizio marzo.
Foto dal sito della fiera Obuv. Mir Kozhi