L’ex calciatore che combatte accanto all’esercito ucraino, Ivan Vavassori, potrebbe essere ancora vivo. Lo fa sperare l’aggiornamento sul profilo social dello stesso foreign fighter italiano: “Ciao a tutti, il team di Ivan è ancora vivo” è il messaggio, anche questo in inglese. “Stanno cercando di tornare indietro. Il problema è che sono circondati da forze russe, così non sanno quando e quanto tempo ci vorrà per tornare indietro. Ci sono 5 persone morte e 4 feriti, ma non conosciamo i loro nomi”, conclude il messaggio.
La preoccupazione sulla sorte dell’ex calciatore era salita perché non si avevano sue notizie da due giorni. Figlio adottivo dell’imprenditrice piemontese Alessandra Sgarella, sequestrata dalla ‘ndrangheta negli anni Novanta, è nato a Mosca ma cresciuto in Italia (fu anche portiere della Pro Patria e del Legnano) e aveva deciso di arruolarsi poco più di un mese fa nella brigata internazionale in forza alle truppe di Kiev.
La notizia era apparsa sul suo profilo Instagram: “Ci dispiace informarvi che la scorsa notte, durante la ritirata di alcuni feriti in un attacco a Mariupol, due convogli sono stati distrutti dall’esercito russo. In uno di questi c’era forse anche Ivan, insieme col 4° Reggimento. Stiamo provando a capire se ci sono sopravvissuti. Vi informeremo attraverso le due pagine Instagram e Facebook che Ivan ci ha lasciato a gestire”.
Via social si definisce “guerriero del Signore”, “italiano” e “sportivo”. Documenta con video e foto i suoi spostamenti e i movimenti delle operazioni militari. Faceva anche considerazioni su diverse questioni, a partire dalla sua scelta (“Non voglio stare a guardare”, “un onore difendere l’Ucraina”), fino alla curiosità morbosa di chi gli scriveva “manda foto di russi morti”. Il padre Luca Vavassori più volte era intervenuto per assicurare che il figlio 30enne fosse vivo. “Ivan sta bene”, diceva ancora pochi giorni fa. Poi è calato il silenzio, ma anche il rumore di una comunicazione inquietante che Mosca si è premurata di fare al governo italiano nella quale indica di aver ucciso 11 italiani “mercenari”.
Notizia non confermata, anzi smentita all’Ansa da fonti dell’intelligence italiana, , le quali tuttavia precisano che “sono in corso verifiche”. Per ora risulta un unico decesso, quello di Edy Ongaro, veneziano di 46 anni, caduto il 30 marzo scorso in combattimento con le milizie separatiste del Donbass. E’ l’intelligence a rispondere a Mosca, fornendo numeri molto inferiori al comunicato che parlava di 60 “mercenari italiani”. Al momento, posto che la definizione non è corretta, ne risulterebbero 17, otto sul fronte ucraino e nove su quello russo.