Il Paese del sud-est asiatico è primo produttore al mondo e responsabile di circa il 50 per cento delle forniture globali. La decisione punta a contrastare la carenza di olio da cottura, che il Paese ricava in gran parte dalla palma, mentre montano le proteste della popolazione per l’aumento dei prezzi delle derrate alimentari legato anche alla guerra in Ucraina
Per calmierare l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari provocato dal conflitto in Ucraina – e una carenza interna pregressa – l’Indonesia ha deciso di bloccare da giovedì 28 aprile le esportazioni di olio di palma, di cui è primo produttore al mondo e responsabile di circa il 50 per cento delle forniture globali. La decisione è stata annunciata venerdì scorso dal presidente Joko Widodo per contrastare la carenza di olio da cottura, mentre montano le proteste della popolazione per l’aumento dei prezzi delle derrate alimentari. I prezzi degli oli vegetali sui mercati internazionali si sono alzati notevolmente e la rupia ha perso terreno. I future sull’olio di palma crudo in Malesia, un benchmark globale, sono saliti del 7%.
Secondo Bloomberg il bando potrebbe non essere troppo stringente, risparmiando l’esportazione di olio di palma grezzo e RDB (raffinato). Ad essere colpito dovrebbe essere unicamente l’export di oleina di palma sfusa e confezionata, un prodotto lavorato di più alto valore e che, in ogni caso, rappresenta tra il 30 e il 40% dell’export indonesiano.
Tracey Allen, analista della sede londinese di JPMorgan, è dell’idea che il provvedimento di Widodo metta in evidenza per l’ennesima volta “l’attuale vulnerabilità delle catene di approvvigionamento agricolo in un ambiente storicamente caratterizzato dalla ristrettezza delle scorte e oggi aggravato dalla perdita indefinita di volumi di esportazione ucraini (l’Ucraina è prima al mondo per l’esportazione di olio di girasole e tra i maggiori esportatori di grano, ndr) e costi di produzione storicamente elevati”.
Quello indonesiano è solo l’ultimo decisi alla luce dell’incremento del costo delle materie prime a causa della guerra. A marzo, a distanza di un giorno l’una dall’altra, l’Ungheria e la Serbia avevano interrotto l’export di cereali. La Russia, da parte sua, più volte ha minacciato di bloccare le forniture ai paesi cosiddetti “non amici”. ?L’Argentina, altro produttore importante di olio vegetale, che ha alzato le tasse per l’esportazione di olio di soia. In tutto il mondo, i prezzi dell’olio di palma sono saliti vertiginosamente, con i rivenditori che in molti paesi hanno iniziato a razionare le forniture. L’indice dei prezzi dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura è salito del 40 per cento quest’anno.