Società

Senza armi la Resistenza non sarebbe andata lontana

Se le armi non fossero arrivate alla Resistenza di ottanta anni fa, oggi i nomi più comune sarebbero Benito e Adolfo. Sarebbe salutare un viaggio nel tempo per i polemisti da talk show che parlano di resistenza (o resa) dell’Ucraina. Perfino il presidente dell’Anpi, Pagliarulo, continua a essere contrario all’invio di armi. Ma dà la patente alla “legittima – assicura – resistenza ucraina”, forse come toppa per le simpatie putiniane del 2014, nelle quali ossequiava le aperture di Putin, e come mossa politica per calmare le malelingue dentro l’associazione.

Fatto sta che la resistenza, anche in Italia, non si è combattuta a colpi di fiori, anzi. Ma il passato rimane sempre idilliaco e con il senno di poi non si riescono a vedere le luci e le ombre di un movimento di liberazione frammentato in mille rivoli, ma capace di trovarsi intorno ad obiettivi comuni. C’erano comunisti; cattolici; repubblicani e co. Si può solo immaginare il dibattito, a Washington, sul dare le armi ai partigiani, anche comunisti: “A guerra finita le punteranno contro di noi; armeremo gli alleati di Mosca”.

Ci sono stati, allora come oggi, i compromessi e gli azzardi, ma sempre chiaro risultava chi fossero gli invasori – i nazisti – e chi gli invasi – l’Italia occupata e antifascista. Oggi no, le acque sono rimestate. E’ difficile comprendere perfino chi ha attaccato perché non si crede più a nulla, in nome di una verità che – giurano i complottisti o detentori della vera verità – ci vogliono nascondere. La nostra diffidenza è esasperata da chi mette sotto la lente di ingrandimento una brigata ucraina accusata di essere nazista e tenta di fare di tutta l’erba un fascio. “Se quelli sono nazisti lo sono tutti”.

E l’antitesi occidentale del nostro mondo, libero e festaiolo, non può che essere il nazista che richiama tempi oscuri. Se riavvolgiamo il nastro si rivedono i volti di coloro che gridano allo spauracchio nazista: questa volta sono in Siria. Arrivato l’Isis si smise di parlare dell’opposizione siriana – frammentata ma compatta sul richiedere la fine della dittatura – e si giunse a scusare Assad per i crimini contro l’umanità. Valse la teoria del male minore e di quello maggiore. Assad ci proteggeva, proteggeva proprio noi, dai fondamentalisti; oggi sarebbe Putin a difenderci, questa volta dai nazisti, tentano di spiegarci i suoi discepoli italiani. Ma fino a quando possiamo permetterci di tralasciare le nostre responsabilità come inquilini di questo continente, in nome delle nostre paure?

Una mattina ci potremmo svegliare e trovare l’invasore venuto a “salvarci”. E quando grideremo alla “resistenza”, sarà bello venir delegittimati.