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Chi sono i fictiosessuali? Lo spiega la storia del 38enne Akihiko Kondo (secondo il New York Times sono ‘decine di migliaia’)

Kondo è coniugato con Hatsune Miku, una ragazza sbarazzina dai capelli azzurri che fa la cantante ma che nella realtà non esiste perché è solo un ologramma

di Davide Turrini

Sposato con un ologramma da quattro anni vive felice e contento (ma senza figli maschi). La storia di Akihiko Kondo raccontata qualche giorno fa dal New York Times sta facendo il giro del mondo. Già, perché il 38enne giapponese che lavora come impiegato in una scuola è felicemente (ma non civilmente) coniugato con Hatsune Miku, una ragazza sbarazzina dai capelli azzurri che fa la cantante ma che nella realtà non esiste perché è solo un ologramma. Comunque questo basta e avanza per il signor Kondo che, a quanto sostiene, nel passato è stato scaricato da diverse donne in carne ed ossa, è stato bullizzato dai colleghi di lavoro ed è caduto in una profonda depressione. L’incontro con Miku l’avrebbe quindi risollevato da quel baratro in cui era sprofondato. Tutto è iniziato nel 2008 quando l’uomo ha acquistato online alcune bambole che ritraevano il personaggio di Miku e attraverso alcuni programmi online si è dilettato a cantare canzoni con lei. La svolta cruciale in questa relazione che sembrava a tutti gli effetti un’amicizia molto particolare è arrivata nel 2017 grazie a un Gatebox, un macchinario da 1300 dollari che ha consentito ai suoi proprietari di interagire con i personaggi amati tramite ologrammi e persino di sposarli in modo non ufficiale. A quel punto Kondo ha chiesto ufficialmente la mano di Miku che, a quanto riportano le cronache, avrebbe soltanto accennato emozionata e con un filo di voce: “Basta che mi tratti bene”. L’aspetto più buffo e significativo del matrimonio tra un uomo e un ologramma è che Kondo aveva invitato parenti e amici ma non si è presentato nessuno, mentre dal web sono stati ben 39 gli autoinvitati per seguire la cerimonia, da veri scrocconi virtuali. Niente brindisi o pranzo di nozze però, perché la quotidianità tra i neosposini è subito continuata tra mangiare, dormire e guardare film insieme. Lui ama lei e lo giura ai quattro venti; lei ama lui di un sentimento silenzioso e servizievole. Miku dove la metti sta. Mica ti rompe le scatole mentre stai dormendo sul divano chiedendo di andare a spegnere il fornello altrimenti si brucia la macchinetta del caffè. Il rapporto impossibile tra i due sposini oscilla quindi tra le paturnie sensorial acustiche di Her e l’immaginazione umana che fa e disfa perfino l’amore virtuale. La pratica del signor Kondo ha comunque un nome e si chiama “fictosessualità”: riguarda persone che provano attrazione sessuale per figure immaginarie. Il New York Times sostiene addirittura che siano “decine di migliaia” i fictosessuali al mondo con una concentrazione particolare proprio in Giappone.

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