Dopo una Pasqua cinematografica non esaltante per gli incassi delle sale italiane, la stagione va avanti con nuovi titoli che hanno già passato lo step del 25 aprile. Alcuni davvero validi, altri più leggeri non tanto per i temi affrontati ma per qualità un po’ labile. Come il nuovo lavoro di Leonardo Pieraccioni. Dal 21 aprile in sala Il Sesso degli Angeli ha incassato finora 918mila euro grazie all’ampia rete di sale coperta da 01 Distribution e nel giornaliero della Festa della Liberazione è risultato terzo solo dopo i blockbuster Animali Fantastici – I Segreti di Silente e Sonic 2.
Il comico toscano, nei panni di un candido pretino, eredita la casa d’appuntamenti svizzera del vecchio zio pruriginoso Massimo Ceccherini. Al suo fianco il sagrestano Marcello Fonte e la maitresse Sabrina Ferilli giocano al diavolo e all’acqua santa. Plot, scambi di persona e farse da quiproquo sarebbero stati forse una discreta commedia francese tra le mani di un più metodico Dany Boon, ma Pieraccioni sembra perdere smalto, o meglio la cura della regia, per uno stile un po’ raffazzonato. Raccontato come una favola osé, sarebbe divertente pur nella sua grossolanità, ma lo tradisce un maschilismo sottotraccia ai limiti dell’offensivo. Si parla di prostituzione con leggerezza, ma attenzione a non farlo all’acqua di rose, altrimenti si getta tutto alle ortiche. Fonte, un po’ sacrificato nel fare lo scudiero infantile di Pieraccioni, trova alcuni momenti gradevoli. Ferilli invece porta charme ed equilibrio con il suo lavoro sul personaggio, però non basta. Son lontani i tempi da Ciclone e Laureati.
Al quarto posto dopo il nostro weekend lungo e con 556mila euro (dati Cinetel alla mano) The Lost City, commedia action/demenziale su un’isola in mezzo all’oceano. La Paramount scommette su Sandra Bullock e Channing Tatum in un periodo non dorato per loro affiancandoli alla guest star Brad Pitt. Lei, scrittrice di bestseller smielatamente avventurosi ma solitaria e respingente nella vita, si trova coinvolta in un rapimento/caccia al tesoro insieme a Tatum, modello narciso ma imbranato delle copertine dei romanzi di lei. Con queste premesse la love story telefonata qualche sorriso lo stacca pure, a tempo perso. Ma è Pitt a ingranare una macchina altrimenti piantata: fa l’avventuriero invincibile e iper-desiderabile con l’ironia che lo contraddistingue dai tempi di Jackass fino all’Oscar con Tarantino. Lui vale il biglietto per un film di cassetta con nomi di spicco e umorismo alla Tropic Thunder. Senza piattaforme sul mercato avrebbe certamente attirato più adolescenti in sala.
Restando tra avventure e tesori da trovare ecco l’animazione per piccini di Hopper e il Tempio Perduto. Anch’esso in sala, da sei giorni occupa il 7° posto del box office con 332 mila euro di biglietti venduti. Il mondo di animali antropomorfi del cineasta belga Ben Stassen si arricchisce di Hopper, coraggioso coniglio teenager ma con zampe di gallina e penne in testa. Ambizione a diventare avventuriero come il padre, sovrano del regno minacciato da un cattivo coi fiocchi, il giovane affronterà la sua diversità imparando ad accettarsi e traendo il massimo dalle proprie peculiarità. Rivolto a un pubblico di piccoli, il film strizza l’occhio a Indiana Jones, Angry Birds e Dumbo, con un protagonista che spiccherà il volo, metaforicamente e letteralmente. Mentre il simpatico esercito di maialini modulari potrebbe diventare una fruttuosa serie tv per bambini.
Parte da un coniglio anche quest’anteprima, Quando Hitler rubò il coniglio rosa, in sala dal 28 aprile. Presa dal best seller omonimo di Judith Kerr, ripercorre la fuga dai nazisti e la nuova vita della sua famiglia tedesca, ebrea e perseguitata. Incentrato sul punto di vista dei bambini ricorderebbe il visionario Jojo Rabbit, ma è un dramma rigoroso e senza fronzoli che tocca la storia non letta sui libri, quella del reinventarsi un’esistenza nell’atto di sopravvivere e l’incredulità alle prime notizie sulle mostruosità dei campi di sterminio. “Forse Hitler sta giocando con la mia dama cinese”, riflette a un certo punto la piccola Judith. Una metafora che ben si aggancia all’attuale momento geopolitico così preoccupante.
Al 6° posto con 360 mila euro incassati in Italia in sei giorni, necessario citarlo, si staglia Finale a sorpresa, vero grande incompreso senza premi di Venezia 2021. Commedia sulfurea, scrittura fenomenale a opera di Duprat & Cohon, vede Penelope Cruz nei panni di una regista di successo creativa e carismatica alle prese con Antonio Banderas, qui divo hollywoodiano e narciso, nonché Oscar Martinez nel ruolo di un grande attore impegnato tra palco e prosa. Il cocktail a tre elementi monta in una commedia da metacinema esemplare e irresistibile. Decisamente all’altezza del Capo Perfetto, ma satira impenitente e gustosissima sulle relazioni professionali in un set. Siamo nell’area imperdibili.
Chiudiamo con Darkling, thriller serbo di Dušan Milić che utilizza il sonoro come elemento basico per addentrarsi negli echi misteriosi e tragici di una guerra al di là del bosco. Una famiglia serba in Kosovo vive sotto la protezione dei militari KFOR, ai tempi del Pogrom del 2004, mentre un gruppo di ragazzini protegge alla bene e meglio la spensieratezza e la fratellanza della loro età. La pace è fragile, l’audio fuoricampo diventa quasi horror e la guerra risulta presenza incombente e ringhiante. Distribuito dalla piccola A_Lab non si trova tra i 10 film più visti, ma meriterebbe la visione nelle scuole perché mostra scenari che andrebbero evitati nella realtà.
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