Buone notizie (ogni tanto accade) da Bruxelles. Oggi la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva, ampiamente annunciata nei giorni scorsi, contro le querele temerarie, odiosi strumenti di provocazione e minaccia usati in particolare contro i giornalisti e contro tutti coloro che si vuole far tacere. Mezzi molto usati dai più ricchi, con disinvoltura pari alle risorse di cui dispongono.
La legislazione nazionale latita. Il pentastellato Primo Di Nicola ha provocato a smuovere le acque ma niente, ancora tutto fermo. Adesso qualcosa potrà forse cambiare. Secondo la direttiva, e se sarà adottata, i giudici potranno archiviare rapidamente le cause manifestamente infondate, quelle che, appunto, vengono presentate senza alcuna base solo per ottenere il silenzio del malcapitato che svolge il suo lavoro; stabilisce la Direttiva anche diverse garanzie procedurali e rimedi, come il risarcimento dei danni e sanzioni dissuasive per l’avvio di azioni legali abusive. L’agenzia Agi anticipa che la Commissione sta adottando anche una raccomandazione complementare per sollecitare gli Stati membri a far di più.
Sbandierando le migliori intenzioni democratiche la vicepresidente della Commissione europea per i Valori e la trasparenza, Vera Jourova, ha detto di aver promesso “di difendere i migliori giornalisti e difensori dei diritti umani contro coloro che cercano di metterli a tacere. La nuova legge lo fa. In una democrazia, ricchezza e potere non possono dare a nessuno un vantaggio sulla verità”.
Bene, benissimo. Ma allora perché tutti zitti in Europa sul trattamento riservato da Usa e Gran Bretagna contro Julian Assange? L’Europa afferma che bisogna proteggere chi svolge un ruolo attivo nell’informazione, perché così si difende la democrazia e l’interesse pubblico: perché Assange è automaticamente escluso dalla partita? Il giornalista australiano ha svolto un ruolo importante denunciando i crimini contro l’umanità commessi in varie guerre dai governi degli Stati Uniti e dai loro alleati ed esattamente per questa sua attività ora è in procinto di essere consegnato al Dipartimento di Stato che gli dà la caccia da dieci anni. Siamo di fronte al solito vecchio e molto utile doppio standard che consente di invocare i diritti ma non per tutti. E questa non è affatto una buona notizia.