Va verso la chiusura l’inchiesta della procura di Genova sulle certificazioni “fasulle” rilasciate a navi passeggeri e mercantili dalla società Rina, il Registro navale italiano, uno dei più importanti enti certificati al mondo. L’indagine, coordinata dal pm Walter Cotugno, conta al momento 39 persone indagate, oltre allo stesso Rina. Il 30 maggio è stata fissata l’udienza stralcio per decidere quali intercettazioni usare, dopo toccherà al pubblico ministero deciderà quali posizioni stralciare e inviare quindi gli avvisi di conclusione indagine, preludio di una possibile richiesta di rinvio a giudizio.
Tra le persone indagate oltre a funzionari e dipendenti del Rina ci sono anche funzionari all’epoca della Capitaneria di porto, capitani della flotta Jolly della compagnia Messina, oltre a dipendenti della stessa società. Le accuse, per tutti, sono di falso in atto pubblico perché – nonostante guasti e problemi riscontrati sui mercantili – sarebbero state rilasciate comunque le certificazioni di sicurezza. Nella lista degli indagati figura anche Roberto Paoloni, il comandante che il 6 maggio 2013 urtò la Torre piloti a Genova con la Jolly Nero causando la morte di nove persone. Paoloni è stato condannato dalla Cassazione in via definitiva ma la corte d’appello deve rideterminare la pena, che in appello era stata di 9 anni e 11 mesi di carcere.
L’inchiesta era nata proprio nel corso delle indagini sul disastro. Gli investigatori della Guardia di finanza avevano scoperto così il giro di certificazioni ritenute “aggiustate”. Episodi che, stando alle carte dell’inchiesta, si sarebbero ripetuti anche dopo incidenti gravissimi. Secondo il pm Cotugno, la nave, certificata dal Rina e ispezionata dalla Capitaneria, era salpata con le carte truccate e piena di apparecchi guasti. Nel 2017 due funzionari della Capitaneria erano stati sospesi, mentre due ingegneri del Rina erano finiti ai domiciliari.