“Non vogliamo combattere una guerra contro la Russia in Ucraina“, bisogna “evitare assolutamente la Terza Guerra Mondiale” ma “l’invasione non può essere perdonata”. Le parole pronunciate l’11 marzo dal presidente americano, Joe Biden, dopo appena due settimane dall’invasione russa dell’Ucraina furono lette come un pericoloso azzardo. Quando era ormai chiaro che l’intenzione di Vladimir Putin fosse quella di allargare il conflitto ben oltre le regioni del Donbass, con i colpi d’artiglieria russa che già cadevano su Kiev e nel sud del Paese, le parole del capo della Casa Bianca contribuirono ad alzare ulteriormente la tensione tra Mosca e il blocco Nato, tanto che il Dem dovette rispondere anche alle critiche di chi sosteneva stesse alimentando il conflitto con le sue dichiarazioni. Dopo l’inserimento nel dibattito anche del tema nucleare e l’ipotesi di un ulteriore allargamento della guerra anche oltre il suolo ucraino, ad esempio in Transnistria, repubblica indipendentista della Moldavia, oggi però l’opzione “Terza Guerra Mondiale” torna nelle dichiarazioni dei principali leader mondiali. Nella nottata di lunedì il ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov, ne ha parlato come di un “pericolo reale”, mentre martedì la Cina ha cercato di abbassare la tensione invitando tutte le parti a lavorare per un accordo di pace. Perché un conflitto mondiale (e nucleare) non conviene a nessuno.
LA NUOVA ESCALATION – È passato un mese e mezzo da quelle parole di Joe Biden, ma a scatenare di nuovo le diplomazie mondiali ci hanno pensato ancora gli Stati Uniti. Questa volta, però, i messaggi di sfida non arrivano dalla bocca del presidente, bensì da quella del capo del pentagono Lloyd Austin che, arrivato a Kiev insieme al segretario di Stato, Antony Blinken, ha dichiarato apertamente che gli Usa vogliono “vedere la Russia indebolita a un livello tale che non possa più fare cose come l’invasione dell’Ucraina. Ha già perso molte delle sue capacità militari e molte truppe, per essere franchi, e noi non vorremmo che possa ricostruire rapidamente tali capacità”.
Una sfida in diretta mondiale al presidente Putin che tra i principali obiettivi ha quello di poter concludere questo conflitto riportando a casa un nuovo status quo che possa essere rivenduto alla popolazione come una vittoria nell’ambito di quell’opera di “liberazione” e “denazificazione” su suolo ucraino annunciata alla vigilia della cosiddetta “operazione speciale”. Parole che non potevano passare ‘impunite’, quelle del militare americano, e che hanno scatenato la reazione del capo della diplomazia di Mosca: la Terza Guerra Mondiale è un pericolo “reale” anche se l’ipotesi di un conflitto nucleare è inaccettabile, ha dichiarato nella serata di lunedì in un’intervista al programma Bolshaya Igra (Il Grande Gioco) sul canale televisivo di stato Channel One. Intervento durante il quale è poi tornato ad accusare la Nato di entrare in una guerra per procura con Mosca attraverso la fornitura di armi all’Ucraina. Decisione rischiosa, ha avvertito, perché si ritorcerà contro l’Occidente che vedrà diffondersi quelle stesse armi nei Paesi da cui provengono.
IL PASSO IN AVANTI DI LONDRA – Chi ha deciso di spingersi ancora oltre è il governo britannico che oggi si è detto favorevole all’uso delle proprie armi da parte degli ucraini per attacchi in territorio russo. La dichiarazione, arrivata per bocca del viceministro della Difesa, James Heappey, rischia di stravolgere la prospettiva sul sostegno militare del blocco Nato-Ue alla resistenza ucraina. Non più forniture a scopo difensivo, ma anche offensivo. E questo potrebbe essere interpretato da Mosca come un atto ostile. Tanto che la Russia ha inviato un nuovo avvertimento: se il governo britannico considera legittimo l’uso da parte di Kiev di armi ricevute dall’Occidente per “colpire in profondità le linee di rifornimento” di Mosca in territorio russo in modo da limitare perdite e distruzione, la Russia potrebbe ritenere altrettanto legittimo prendere di mira “in profondità le linee di rifornimento” ucraino fin “dentro quei Paesi i quali trasferiscono all’Ucraina armi” che pure producono “morte e distruzione”, ha scritto su Facebook la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. E passa poi all’attacco personale nei confronti di Heappey: “La profondità” del viceministro della Difesa “è giusto inferiore all’intelligenza della titolare britannica degli Esteri”, Liz Truss.
NESSUN PASSO INDIETRO – Se in passato gli uffici stampa o i portavoce dell’amministrazione si erano prodigati per alleggerire alcune uscite sopra le righe del presidente, questa volta nessuno si è mosso per ridimensionare il messaggio lanciato da Austin. Tanto che il segretario della Difesa ha ribadito il concetto nel corso del vertice straordinario che si è tenuto a Ramstein, in Germania, al quale erano presenti i ministri della Difesa di 40 Paesi. “L’urgenza della situazione è nota a tutti. E noi possiamo fare di più – ha detto il capo del Pentagono – Oggi siamo qui riunti, oltre 40 Paesi, per aiutare l’Ucraina a vincere la battaglia contro la Russia. L’Ucraina ha fatto un lavoro straordinario nel difendersi dall’aggressione russa e la battaglia di Kiev entrerà nei libri di storia. Ma ora la situazione sul campo è cambiata, con l’offensiva nel sud e nel Donbass, e dobbiamo capire di cosa ha bisogno l’Ucraina per combattere. C’è un senso di urgenza che tutti comprendiamo, faremo il possibile, compresa la mobilitazione della nostra base industriale”.
Anche l’Ucraina, con il suo ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, tiene alta la tensione per evitare passi indietro da parte del fronte occidentale e interpreta la minaccia di Mosca come frutto della consapevolezza che perderà il conflitto in Ucraina: “La Russia – scrive sul suo profilo Twitter – perde l’ultima speranza di spaventare il mondo nel suo sostenere l’Ucraina. Da qui il discorso di un ‘reale’ pericolo di Terza Guerra Mondiale. Questo significa solo che Mosca avverte la sconfitta in Ucraina. Pertanto il mondo deve raddoppiare il sostegno all’Ucraina in modo da prevalere e salvaguardare la sicurezza europea e globale”.
LA CINA TRA DUE FUOCHI – Mentre si registra, al momento, il silenzio dell’Europa, chi fin dall’inizio del conflitto si trova in una posizione molto scomoda è sempre la Cina. Dopo settimane di ambiguità, adesso il suo sostegno, anche se economico e non militare, all’amica Russia è stato esplicitato, ma la prospettiva di un conflitto allargato rende più rumorosi gli scricchiolii nei rapporti tra Mosca e Pechino. La Repubblica Popolare ha tutto da perdere da un conflitto mondiale. Potrebbe perdere la faccia se, in nome degli interessi economici, decidesse di abbandonare il partner Putin. Perderebbe molti soldi se, proprio in nome di questa amicizia, rinunciasse alla sua penetrazione verso Occidente, mettendo a rischio il progetto della Belt and Road Initiative e scambi commerciali per centinaia di miliardi di dollari. Così, il ministero degli Esteri di Pechino si è affrettato a intervenire per cercare di mettere un freno a quella che, fino ad ora, rimane un’escalation verbale: “Nessuno vuole vedere la terza guerra mondiale. È necessario sostenere il processo di promozione dei colloqui di pace” tra la Russia e l’Ucraina, ha detto oggi in un briefing il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin. Chissà se questa nuova tensione può convincerli a proporsi seriamente come possibili mediatori tra le parti. Sempre che Russia e Stati Uniti siano d’accordo.