I 25 miliardi presi in prestito da Musk costano in interessi tra il 4,5 e il 5% annuo. Significa che Twitter dovrà pagare ogni anno oltre un miliardo di dollari di interessi, a fronte dei soli 35 milioni versati nel 2021, esercizio che si è chiuso con una perdita di 221 milioni di dollari. Scendono le azioni Tesla, secondo i mercati il fondatore sarà costretto a vendere una quota della società per finanziare l'operazione sul social
Quella che Musk sta comprando è l’eterna promessa dei social media. Una piattaforma che secondo molti analisti, in 15 anni di vita non è ancora riuscita, dicono, a “realizzare appieno il suo potenziale. Insomma a fare utili, negli ultimi due anni ha ad esempio perso 1,4 miliardi di dollari. Ora la società, che vale in borsa circa 40 miliardi, verrà caricata con i maxi debiti che saranno fatti per comprarla. L’operazione vale fino a 44 miliardi di dollari, 13 dei quali arrivano da banche d’affari statunitense capitanate da Morgan Stanley e garantiti da Twitter. Altri 12,5 miliardi sono finanziamenti bancari garantiti da azioni Tesla (ai valori attuali una quota della casa automobilistica dell’1,2%, con Musk che detiene complessivamente il 17% della società) e i restanti 21 miliardi con non meglio precisate garanzie personali dello stesso Musk. Se non entrano in gioco altri finanziatori il 70% dell’operazione sarà insomma in qualche modo a carico del patron di Tesla.
Ieri le azioni della casa automobilistica sono precipitate del 12% bruciando 126 miliardi di capitalizzazione. La paura dei mercati è che Musk, alla fine, un po’ di azioni Tesla sarà costretto a venderle per finanziare la sua nuova avventura mediatica. Dallo scorso 4 aprile, data in cui l’imprenditore ha iniziato il suo assalto al social, i titoli Tesla sono scesi di quasi il 25%. E se le azioni scendono, aumenta la quantità da dare alle banche a garanzia dei prestiti. La scorsa settimana il produttore di veicoli elettrici ha diffuso buoni dati, migliori delle attese. Ma l’ipotesi che il suo fondatore finisca per essere impegnato su troppi fronti (oltre a Twitter c’è da gestire anche Space X) non piace ai mercati. Nel frattempo in Borsa le azioni di Twitter rimangono al di sotto del valore dell’offerta (54,2 dollari) segno che l’operazione non è ancora data per fatta. Anche perché, come ha scritto il Financial Times, Musk avrebbe concordato dei termini per un’ eventuale retromarcia molto poco onerosi. L‘accordo potrebbe infatti sfumare qualora Musk non assicurasse i versamenti promessi. Oppure se le autorità di regolamentazione dovessero bloccare l’acquisizione.
Se Elon Musk riuscirà a piantare la sua bandiera sulla piattaforma di micro messaggistica è sicuro che Twitter di utili dovrà iniziare a macinarne, il potenziale nascosto dovrà essere liberato. Quella orchestrata è infatti un’operazione di leveraged buyout (che tanto piace al capitalismo italiano). Il debito fatto per comprare una società viene poi addossato alla società stessa contando sugli utili che genera ripagare i finanziamenti. E’ così che Marco Tronchetti Provera si è comprato Telecom Italia o la famiglia Benetton le Autostrade. I 25 miliardi presi in prestito da Musk costano in interessi tra il 4,5 e il 5% annuo. Significa che Twitter dovrà pagare ogni anno oltre un miliardo di dollari di interessi, a fronte dei soli 35 milioni versati nel 2021, esercizio che si è chiuso con una perdita di 221 milioni di dollari.