“Sulla base dei sondaggi il candidato premier naturale del centrodestra è Giorgia Meloni, la quale però non ha ancora guadagnato quella credibilità sulla scena nazionale. Dovrebbe avere un po’ più di coraggio, perché è rimasta troppo ancorata alle stesse dinamiche agli stessi schemi, alle stesse parole d’ordine. E anche alle compagnie del Fronte della Gioventù di Colle Oppio, una fase importante della sua vita quando era ragazza. Ma quella fase si è conclusa ed è cambiato il mondo”. Sono le parole del senatore di Forza Italia Andrea Cangini, che, ospite della trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, dà un ritratto impietoso dell’attuale centrodestra, non risparmiando critiche taglienti al leader della Lega Matteo Salvini.
Più generoso il parere di Cangini nei confronti di Giorgia Meloni, seppure con alcune riserve: “Non puoi pensare di governare uno Stato membro della Ue contro l’Ue. Non è possibile, né concepibile. È importante fare chiarezza sulle alleanze europee, anche se devo dire che in questo la Meloni è un passo in avanti rispetto a Salvini, perché il suo partito è nel gruppo dei conservatori. Riguardo alla politica estera, la Meloni ha fatto una scelta di campo netta, chiara, inequivocabile e anche abbastanza in controtendenza con le posizioni del suo recente passato. Ha scelto il campo atlantico e lo ha fatto in modo molto forte. E non ha più parlato di Marine Le Pen. Questo è piuttosto indicativo”.
Totalmente diversa è l’opinione del senatore su Salvini: “Non solo ha continuato a tifare per la Le Pen, senza mai dichiarare nulla su Macron, ma all’inizio ha anche eccepito sull’invio di armi in Ucraina per poi correggersi. Come Giuseppe Conte, si è trincerato dietro il pacifismo di Papa Francesco, il che non depone mai a favore della leadership di un politico, perché il Papa è un capo religioso, non un politico. Non c’è purtroppo tutta questa omogeneità nel centrodestra sul campo della politica estera. E invece dovrebbe essere auspicabile, se non doverosa, perché un centrodestra compatto e autorevole creerebbe anche un centrosinistra forte e ci sarebbe una bella competizione. Il bipolarismo si regge solo se sono credibili entrambi i poli”.
Cangini poi spiega la situazione attuale del centrodestra: “La competizione sfrenata e dissennata tra Salvini e la Meloni sta devastando il centrodestra, impedendole di avere quel minimo di unità, a livello locale e nazionale, e quindi di credibilità. Questo è un danno per tutti: in primo luogo per il centrodestra, ma anche per il Paese e per la governabilità futura. Dopo le scorse amministrative, con quelle candidature spesso imbarazzanti e poco competitive, tutti dissero, in primis Salvini in quanto supposto leader di centrodestra: ‘Ora basta, la prossima volta decideremo i candidati per tempo e ci troveremo attorno a un tavolo’. Non è successo. Siamo a ridosso delle amministrative e delle elezioni regionali in Sicilia, e – conclude – a causa di impuntature e di competizioni scriteriate, non siamo ancora compatti sui candidati. La presidenza della Regione Sicilia è evidentemente ambita da Salvini e questo complica ulteriormente le cose. Prima il centrodestra era forte e ha governato per oltre 9 anni, perché c’era un leader come Berlusconi che riusciva a farsi concavo e convesso a seconda dei casi e a mediare tra le posizioni. Salvini, invece, non è mai entrato nei panni del leader della coalizione , in più, ora è chiaramente in una fase, a dir poco, declinante“.