Almeno due morti bianche al giorno. E un aumento delle denunce di infortunio del 50% rispetto ai primi tre mesi del 2021. Nella Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro, i dati Inail aggiornati al primo trimestre 2022 raccontano di un trend in forte aumento. Le comunicazioni di incidenti di qualsiasi gravità arrivate all’istituto tra gennaio e marzo sono state 194.106 contro le 128.671 del primo trimestre del 2021 e le 130.905 di gennaio-marzo 2020 segnato però dal lockdown. Quelli con esito mortale sono stati 189, quattro in più rispetto alle 185 registrate nel primo trimestre del 2021 e 23 in più rispetto alle 166 dello stesso periodo 2020. “Numeri inaccettabili, e i numeri reali sono ancora più alti, a causa delle mancate segnalazioni in maniera particolare nei settori fragili”, commenta Tina Balì, segreteria nazionale Flai Cgil. “Evidentemente non bastano le politiche di prevenzione fin qui adottate, occorre un drastico cambio di passo. La sicurezza sul lavoro non è un costo ma un investimento. Bisogna agire di più sulla prevenzione, sulla capacità di costruire reti e sulla formazione continua”.
L’incremento dei casi mortali rispetto allo scorso anno riguarda i casi in itinere durante il tragitto casa-lavoro, passati da 31 a 51, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono scesi da 154 a 138. L’aumento ha riguardato l’industria e servizi (da 158 a 160 denunce) e l’agricoltura (da 16 a 20 casi). Ha riguardato solo le donne, con un aumento da 14 a 24, mentre tra gli uomini c’è stata una discesa da 171 a 165. Secondo i dati Inail, sono in aumento le denunce dei lavoratori italiani (da 158 a 163), in calo quelle dei comunitari (da 9 a 8) e in parità quelle degli extracomunitari (18 in entrambi i periodi). Dall’analisi per classi di età, da segnalare gli aumenti dei decessi tra gli under 40 (da 34 a 49 casi) e tra i 45-49enni (da 22 a 24), mentre sono in calo quelli tra i 40-44enni (da 17 a 16).
In generale, gli incidenti di ogni livello di gravità sono notevolmente aumentati: quelli sul luogo di lavoro dai 115.286 del primo trimestre 2021 ai 176.545 del 2022 (+53,1%) e quelli in itinere hanno fatto registrare un aumento del 31,2%, da 13.385 a 17.561. A marzo 2022 il numero degli infortuni sul lavoro denunciati ha fatto segnare un +46,6% nella gestione Industria e servizi (dai 109.662 casi del 2021 ai 160.813 del 2022), un -0,4% in Agricoltura (da 5.891 a 5.866) e un +109,1% nel Conto Stato (da 13.118 a 27.427). Incrementi degli infortuni in occasione di lavoro si osservano in tutti i settori produttivi, in particolare nei Trasporti e magazzinaggio (+166,9%), nella Sanità e assistenza sociale (+110,4%) e nell’Amministrazione pubblica (+73,8%).
L’analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: più consistente nel Sud (+64,3%), seguito da Nord-Ovest (+63,4%), Isole (+60,7%), Centro (+51,3%) e Nord-Est (+31,8%). Tra le regioni con i maggiori aumenti percentuali si segnalano principalmente la Campania (+116,2%), la Liguria (+85,3%) e il Lazio (+73,8%). L’aumento che emerge dal confronto di periodo tra il 2022 e il 2021 è legato sia alla componente femminile, che registra un +72,9% (da 51.550 a 89.130 denunce), sia a quella maschile, +36,1% (da 77.121 a 104.976). L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+54,6%) che quelli extracomunitari (+35,1%) e comunitari (+25,6%).
“Oggi possiamo celebrare la Giornata mondiale in due modi: lamentandoci per gli incidenti e le malattie professionali oppure adoperandoci per creare una nuova cultura della sicurezza, che non potrà nascere finché non ci sarà un’unione di intenti fra politica, organizzazioni sindacali e datoriali, imprenditori e lavoratori”, scrive in una nota, Gianclaudio Bressa, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati. “Sono consapevole che oggi, nonostante decenni di leggi e di normative a volte fin troppo farraginose, di interventi repressivi, ci sia ancora molto da fare, come dimostrano i risultati dell’attività della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro che presiedo. Non abbiamo davanti a noi una rete di responsabilità condivise, siamo lontani da un’unanime presa di coscienza sui danni reali che provoca alle persone, alle aziende stesse e all’intera economia nazionale una scarsa cultura della sicurezza sul lavoro”.