I tributi non riscossi a Roma nel 2021 pesano sul bilancio del Campidoglio per 9,5 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni il Comune ha incassato soltanto il 34% di quanto dovuto dai cittadini per la tariffa sui rifiuti (Tari) e il 20% sul totale delle multe effettuate. La parte più consistente dell’evasione riguarda 1,6 miliardi di euro di Tari mai incassata, e sul complesso dei 9,5 miliardi di residui attivi sulle entrate – crediti accertati ma non incassati – ci sono 5,6 miliardi ritenuti di “dubbia esigibilità”: ovvero somme che per i più disparati motivi il Campidoglio non riesce a riscuotere. Tuttavia non sono tanto i romani che non pagano le tasse, quanto le bollette che spesso e volentieri non arrivano nelle loro cassette postali. L’assessora al Bilancio, Silvia Scozzese, chiamata a una ricognizione in vista dell’approvazione del rendiconto 2021, ha ammesso: “Non ho detto che i romani non vogliono pagare, è che spesso non arriva proprio la bolletta”. E di conseguenza ha promesso: “Entro l’anno dobbiamo cambiare tutto il sistema di riscossione”.
Dei 9,5 miliardi di massa di residui attivi sulle entrate, 7,5 provengono dall’esercizio precedente e 2 miliardi dal 2021. Sono entrate che vengono messe a bilancio, ma rimangono “fantasma” fino a quando non si trasformano in incassi. E in questa matassa, appunto, ci sono 5,6 miliardi di euro che il Comune di Roma considera difficili da recuperare. “Sono risorse che per ragioni diverse non riusciamo a incassare e che non possono essere messe a disposizione dei servizi”, ha chiarito Scozzese. Il problema però non è di morosità ma legato ai ritardi degli uffici capitolini. “Nella Tari abbiamo riscontrato un ritardo nell’invio della bollettazione e quando registriamo la differenza tra incasso e accertamenti non è detto che dipenda dalla mancanza di volontà, da una morosità del cittadino, ma da cittadini a cui proprio non arriva la bolletta: la responsabilità in questi casi è tutta dell’amministrazione”.
Ovviamente c’è una parte di evasione vera e propria, “ma questo dato non lo abbiamo“, riferisce Scozzese. E ammette: “I dati dell’analisi interna mi convincono che non parliamo di morosità ma di nostro ritardo e incapacità nel sollecitare i pagamenti, nell’invitare il cittadino a pagare quanto dovuto. Stiamo facendo un’analisi approfondita per poi poter parlare chiaramente di evasione, siamo nel campo di una inefficienza interna nel far arrivare la richiesta di pagamento ordinaria”. E così, anche se nel 2021 il Campidoglio nel complesso ha registrato un risultato di amministrazione positivo per 6,8 miliardi, la somma in larga parte non è disponibile perché deve essere accantonata per salvaguardare gli equilibri di bilancio. Sul piatto, alla resa dei conti, restano circa 1,3 miliardi: risorse che sono state già recuperate e distribuite nel bilancio previsionale di dicembre come “presunto avanzo di amministrazione sul 2022”. Un ulteriore recupero, in arrivo con la prima variazione di bilancio del 2022, è per ora irrisorio: 245 milioni che saranno destinati a dipartimenti e municipi.