Secondo i servizi esteri di Mosca, il piano di Usa e Polonia prevede che forze di "peacekeeping" polacche senza un mandato della Nato entrino nell'ovest del Paese, dove le possibilità di scontri con le forze russe sono minori. L'intelligence non ha però pubblicato alcuna prova a sostegno delle affermazioni. La Polonia ha governato territori che ora sono parte dell'Ucraina in periodi diversi della storia, il più recente tra le due Guerre mondiali
“Secondo informazioni ricevute dai servizi d’intelligence esteri della Russia, Washington e Varsavia lavorano per stabilire uno stretto controllo politico e militare della Polonia sui suoi antichi territori in Ucraina”. A comunicarlo in una nota – citata da Reuters – è Sergei Naryshkin, capo dei servizi esteri russi (SVR), che accusa Stati Uniti e Polonia di stare complottando per restaurare la sfera d’influenza polacca su parte dell’Ucraina occidentale. Un’accusa che il governo polacco bolla come disinformazione studiata da Mosca per instillare sfiducia tra i supporter di Kiev: “Le bugie sui presunti piani della Polonia per attaccare l’Ucraina occidentale vengono ripetute da anni, il loro scopo è di provocare diffidenza tra i nostri due Paesi”, dichiara Stanislaw Zaryn, coordinatore dei servizi speciali di Varsavia.
La Polonia ha governato territori che ora sono parte dell’Ucraina in periodi diversi della storia: il più recente è compreso tra le due Guerre mondiali. Dopo la Seconda, l’Ucraina occidentale – compresa la città di Leopoli – era stata inglobata nell’Unione sovietica. Secondo l’SVR, il piano di Usa e Polonia prevede che forze di “peacekeeping” polacche senza un mandato della Nato entrino nell’ovest del Paese, dove le possibilità di scontri con le forze russe sono minori. L’intelligence non ha però pubblicato alcuna prova a sostegno delle affermazioni, così come non lo ha fatto il senatore Andrei Klimov, capo del Comitato per gli affari esteri, che ha rilanciato le accuse. La Polonia è uno degli Stati più attivi nel supportare la resistenza ucraina con l’invio di armi e l’accoglienza di milioni di rifugiati al di qua del confine.