Il gruppo Eni, controllato al 30% dal ministero del Tesoro, ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un utile prima delle tasse di 5,19 miliardi di euro, il quadruplo rispetto allo stesso trimestre del 2021. L’utile netto è stato di 3,27 miliardi con una crescita di 3 miliardi rispetto al primo trimestre 2021. Come tutte le società del settore anche Eni beneficia della corsa dei prezzi di petrolio e gas favorita anche dalla guerra in Ucraina. Oggi un barile di greggio si vende al 60% in più di un anno fa mentre il prezzo del gas è addirittura quintuplicato. Così i profitti volano nonostante un lieve calo nella produzione scesa da 1,7 a 1,65 milioni di barili giorno. Più che raddoppiato il flusso di cassa che sale da 1,3 a 3 miliardi di euro. La divisione che produce e commercializza gas e gas naturale liquefatto ha segnato un utile di quasi un miliardo di euro a fronte di una perdita di 30 milioni relativa allo scorso anno. L’indebitamento finanziario netto è 8,62 miliardi rispetto a 12,23 miliardi del primo trimestre 2021.

“La nostra performance ha dimostrato solidità e resilienza in un contesto di estrema volatilità dei prezzi e di incertezza a causa della guerra in corso e delle tensioni internazionali”. Così l’amministratore delegato del gruppo Claudio Descalzi, a commento dei risultati spiegando che “è stato un trimestre di evidenti progressi nell’attuazione della nostra strategia volta a garantire sicurezza e sostenibilità del sistema energetico, mantenendo il nostro forte impegno a una giusta transizione energetica e alla creazione di valore per i nostri stakeholders”. I risultati erano sostanzialmente attesi e non hanno esaltato i mercati con il titolo del gruppo in rialzo a piazza Affari dello 0,8%.

Oggi hanno diffuso i dati anche i colossi statunitensi Exxon e Chervon, rispettivamente seconda e quarta compagnia petrolifera privata al mondo. Exxon ha registrato i profitti più alti dal 2014 e il trimestre si è chiuso con utili per 5,5 miliardi di dollari nonostante svalutazioni per 3,4 miliardi legate alle attività in Russia. Per Chervron, i profitti si sono attestati a 6,3 miliardi, dato più alto dal 2012. Exxon ha annunciato che triplicherà portandolo a 30 miliardi di dollari l’ammontare del suo programma di buyback, il riacuqisto di azioni proprie utilizzato per spingere il valore dei titoli e premiare quindi i soci. Chevron acquisterà azioni per 10 miliardi di dollari entro fine 2022.

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