Il corpo straziato di Fabio Palotti, l’operaio 39enne morto ieri mattina alla Farnesina, è stato ritrovato quasi 15 ore dopo l’incidente, da un collega che si è accorto della sua macchina ancora parcheggiata fuori dal ministero nonostante il suo turno fosse finito alle 22 della sera prima. Come ricostruito da Repubblica il ragazzo lavorava per la Smae ascensori di Roma, che ha un appalto per la manutenzione 24 ore su 24 al Ministero degli esteri. Il suo orario era dalle 14 alle 22. Ma già alle 18:25 il suo cellulare non risultava più raggiungibile. Non si sa dunque quando sia rimasto schiacciato dall’ascensore che stava riparando all’interno della struttura, in cui lavorava dal 2018.

Per evitare la morte, l’operaio avrebbe dovuto utilizzare il freno di emergenza, ma qualcosa glielo ha impedito, in quanto il sistema è rimasto in funzione. Le indagini per omicidio colposo della Procura di Roma e dei carabinieri si concentreranno ora sull’ipotetico malfunzionamento della pulsantiera di manutenzione o su un errore umano.

Il pm Antonino Di Maio, titolare del fascicolo, ascolterà nelle prossime ore il collega della vittima. I punti da chiarire, con le indagini avviate a piazzale Clodio, sono l’ora del decesso e se e perché l’operaio era solo al momento dell’incidente. Sarà l’autopsia ad accertare anche se il trentanovenne è morto sul colpo o successivamente. Al momento oltre al sequestro dell’area dove è avvenuto l’incidente il pm ha disposto l’acquisizione delle immagini delle telecamere presenti nella zona. Nel fascicolo aperto ieri dalla Procura si procede per omicidio colposo a carico di ignoti. A breve gli inquirenti disporranno anche una perizia sull’ascensore.

Bisogna capire come sia possibile che nessuno, per 15 ore, si è accorto che nel piano seminterrato c’era un cadavere. “Come è possibile che da ieri solo stamattina è stato ritrovato mio figlio? Non c’è una vigilanza, un controllo interno? Vogliamo sapere come è andata, abbiamo nominato un avvocato”, ha detto a Repubblica il padre dell’ascensorista, che lascia una figlia di 12 anni e una di due. Oltretutto, i carabinieri stanno cercando di capire perché nessun familiare abbia denunciato l’assenza del figlio, che sarebbe dovuto tornare a casa dopo il lavoro. “Non sappiamo nulla di quello che è accaduto a nostro figlio – racconta la mamma dell’operaio – e nessuno ci ha spiegato niente. Mi chiedo come mai mio figlio fosse solo durante il turno”.

Sull’episodio si è espresso anche il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, convinto che “non è solo fatalità. È necessario alzare il livello dell’impegno perché le regole vengano applicate“. Scettici anche gli amici di Fabio, che lo ricordano come “un ragazzo in gran forma. Non possiamo credere che sia scivolato e era anche esperto nel suo lavoro. C’è qualcosa che non ci convince in questa storia”. Una fine dolorosa avvenuta proprio nella giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro.

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