Per dirla con Papa Francesco, non sono pochi i giornalisti coprofili, vale a dire amanti degli escrementi, ovviamente in senso figurato. Basta del resto leggere i giornaloni o guardare la televisione per rendersi conto di quanti siano i mediocri funzionari della propaganda di regime, mobilitati oggi a diffondere il verbo della guerra e del presunto scontro di civiltà tra Russia e “Occidente”. Per promuovere quest’ultimo i funzionari in questione si spingono in taluni casi a proporre la messa al bando definitiva di Dostoevskij, Tolstoj, Pushkin, Majakovskij, Tchaikovskij e compagnia, ovvero, più prosaicamente, a combattere la presunta infiltrazione di Mosca nelle trasmissioni televisive italiane, come fa il Torquemada piddino Andrea Romano. L’obiettivo sembra essere quello di respingere ogni tentativo di fiaccare la morale del popolo, chiamato oggi a sostenere una guerra non sua, per il momento coll’invio massiccio di armamenti pagati a caro prezzo e spegnendo i condizionatori e abbassando il riscaldamento. Poi si vedrà (chi vivrà potrà farlo).

L’Occidente in questione, d’altronde, non perde occasione per ricordare, anzitutto a se stesso e poi al resto del mondo, quanto sopraffina sia la sua civiltà, basata com’è noto sul culto eccelso della democrazia e dei diritti umani. Concetti peraltro un po’ evanescenti, se si pone mente al fatto che, in nome di tali astratti principii l’Occidente stesso ha scatenato, in particolare negli oramai oltre trent’anni che ci separano dal crollo del muro di Berlino, una serie di guerre devastanti che hanno fatto in tutto il mondo centinaia e centinaia di migliaia di vittime, per non parlare di quelle perite a causa delle sanzioni. In Iraq ad esempio si calcola un milione e mezzo di persone uccise dalle sanzioni, cinquecentomila delle quali erano bambini e l’ineffabile signora Albright, recentemente defunta, ebbe a dichiarare che ne era valsa la pena. E si trattava, con ogni evidenza, di una campionessa della democrazia e dei diritti umani in salsa occidentale. Più di recente in Venezuela, come risulta dal Rapporto delle Nazioni Unite in materie, le sanzioni statunitensi ed europee hanno avuto un effetto che il relatore speciale delle Nazioni Unite sulle misure coercitive unilaterali e i diritti umani, Alena Douhan, ha definito “devastante”. E l’elenco sugli indiscutibili successi dell’Occidente nel promuovere urbi et orbi democrazia e diritti umani potrebbe andare avanti a lungo, dalle percentuali di popolazione carceraria o i record di omicidi polizieschi negli Stati Uniti, al rifiuto della Commissione europea di abolire i brevetti sui vaccini, privando della relativa tutela buona parte della popolazione mondiale.

Ma se c’è un settore nel quale la primazia dell’Occidente è indiscutibile quello è la libertà di stampa. Certo, leggendo il rapporto di Reporters sans frontières, che è un’organizzazione nettamente filo-occidentale, colpisce la circostanza che dei 50 giornalisti uccisi per motivi professionali nel 2020, la maggior parte facciano parte di Paesi in qualche modo schierati a fianco dell’Occidente (Messico, India, Pakistan, Filippine, Honduras). Ma il caso più significativo è certamente oggi quello di Julian Assange, che potrebbe essere estradato dal Regno Unito negli Stati Uniti entro meno di un mese e poi condannato a pene di decine se non centinaia di anni di carcere, senza escludere la pena di morte, di diritto o, più probabilmente, di fatto.

Il suo crimine? Aver rivelato i crimini altrui, in particolare quelli degli Stati Uniti, Paese guida del suddetto Occidente, colle torture, i massacri e gli stupri in Iraq e altrove. Proprio i crimini dei quali oggi Biden accusa Putin, “dimenticandosi” delle responsabilità, sue personali o di coloro che lo hanno preceduto, nella commissione di crimini uguali o peggiori. E di un Assange si sente oggi fortemente la mancanza proprio quando dovrebbe essere forte, vibrante e documentata la denuncia delle responsabilità, di chiunque esse siano, che hanno portato l’umanità nell’attuale situazione senza apparente via d’uscita. Chissà quanti scenari occulti verrebbero fuori e invece dobbiamo accontentarci, Romano permettendo, delle rivelazioni del Wall Street Journal sul rifiuto di Zelensky di accettare la proposta di compromesso proposta da Putin poco prima dell’inizio della guerra.

La scelta di mettere a tacere Assange, perseguitato da anni dai campioni della democrazia e dei diritti umani per avere detto la verità, è stata quindi ben ponderata e, dal punto di vista di tali campioni, estremamente opportuna. Il potere non tollera la verità e fa di tutto per abolire la possibilità di conoscerla. Da questo punto di vista la censura di Putin è forse per certi aspetti più rozza, ma non peggiore, di quella esercitata da Biden e da Boris Johnson, che vogliono controllare totalmente l’informazione proprio nel momento in cui giocano d’azzardo sul destino e il futuro di noi tutti. Per questo chiedo che Julian Assange, martire vero della democrazia e dei diritti umani, non sia estradato e sia liberato al più presto.

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