Il ministero delle Finanze russo ha effettuato un pagamento in dollari per le cedole su eurobond (denominazione che indica obbligazioni emesse sul mercato europeo per lo più in valuta americana) in scadenza nel 2022 e 2042. Lo riporta Bloomberg citando lo stesso ministero che indica il versamento all’intermediario Citibank. Il pagamento delle cedole, per un valore complessivo di quasi 650 milioni di dollari (565 milioni per l’eurobond 2022 e altri 84 milioni per il titolo con scadenza 2042) sarebbe avvenuto attingendo alle riserve interne in dollari.

Secondo quanto ricostruisce l’agenzia di stampa la Russia ha usato una banca non sanzionata, Bank Dom.RF JSC, per effettuare i pagamenti. Bank Dom.RF ha poi passato i fondi alla Bank of New York Mellon e quest’ultima, ottenute le garanzie adeguate dai regolatori, ha inoltrato il pagamento a Citigroup. È infatti improbabile, spiegano le fonti all’agenzia, che Citigroup elabori il pagamento finché non ha ricevuto quello che in termini tecnici è indicato il ‘sign-off’ da entrambi i regolatori degli Stati Uniti e del Regno Unito.

“La Russia ha adempiuto ai suoi obblighi secondo i termini delle obbligazioni”, sottolinea il ministero aggiungendo che “il pagamento è stato effettuato nella valuta delle rispettive emissioni, dollari statunitensi”. Le due obbligazioni erano entrate nel “periodo di grazia” di 30 giorni che viene riconosciuto ai creditori prima di dichiararne a tutti gli effetti il default a causa di mancato pagamento o pagamento non conforme alle condizioni contrattuali (es. in rubli anziché in dollari). Periodo che termina il prossimo 4 maggio. Nelle scorse settimane Mosca aveva affermato l’insussistenza delle condizione per il default in quanto il versamento ai creditori era stato impedito dalla decisione dei paesi occidentali di congelare i conti esteri russi e non dalla volontà del Cremlino. La Russia aveva temporaneamente disposto il pagamento in rubli. Il costo dei credit default swaps, che assicurano 10 milioni di dollari di debito russo per cinque anni è sceso a 6 milioni di dollaria dai 7,5 di inizio seduta.

Oggi la banca centrale russa ha tagliato nuovamente il tasso di interesse portandolo dal 17 al 14% e ha lasciato aperta la possibilità di ulteriori riduzioni nel tentativo di sostenere l’economia del paese. Nei giorni immediatamente successivi all’invasione la banca aveva alzato il costo del denaro al 20% per difendere la valuta che da allora ha recuperato gran parte del suo valore. Nei primi giorni di marco per comprare un dollaro servivano 140 dollari, oggi ne bastano 70. La scorsa settimana la governatrice della banca centrale Elvira Nabiullina ha dichiarato che non cercherà più di domare l’inflazione “ad ogni costo”, indicando che il congelamento dei prezzi stimolerebbe la domanda e aiuterà la Russia attraverso la “trasformazione strutturale” dell’economia causata dalle sanzioni. La banca centrale ha affermato che l’inflazione è salita al 17,6% ad aprile e raggiungerà il 18-23% nel 2022 prima di scendere tra il 5% e il 7% l’anno prossimo. L’istituto centrale si attende anche una contrazione dell’economia del 10% nel 2022 e un ritorno alla crescita alla fine del 2023.

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