La novità arriva da Istanbul, dove è riunita la European Leagues, l’associazione che rappresenta gli interessi dei tornei nazionali (a partire dalla nostra Serie A). Ecco come dovrebbe essere la nuova competizione
No alla SuperLega, e su questo sono praticamente tutti d’accordo. Anche la nuova SuperChampions, però, potrebbe non andare poi così bene. Il problema in fondo è lo stesso: troppe partite, che toglieranno spazio (e quindi inevitabilmente soldi) ai campionati. Così le Leghe nazionali sono pronte a dar battaglia e ottenere uno “sconto” dalla Uefa: ridurre da 10 a 8 il numero di match in più che ogni partecipante dovrà giocare.
La novità arriva da Istanbul, dove è riunita la European Leagues, l’associazione che rappresenta gli interessi dei campionati nazionali (a partire dalla nostra Serie A). Un anno fa, mentre tutti erano concentrati sull’annuncio fallimentare della SuperLega, è passata anche la riforma della Champions League: la Uefa di Aleksandr Ceferin ha studiato e approvato un nuovo format, che a partire dal 2024 prevede 36 squadre (al posto delle attuali 32) e ben 225 partite totali (oggi sono 125). Ad essere rivoluzionata sarà la prima fase: non più i soliti gironi da quattro andata e ritorno, dove le prime due si qualificano agli ottavi, ma un girone unico a “sistema svizzero”, dove ogni club gioca 10 partite a testa, con avversarie tutte diverse; le prime otto promosse direttamente agli ottavi, gli altri otto posti da assegnare ai playoff tra il 9° e il 24° posto, per poi proseguire come di consueto con l’eliminazione diretta fino alla finale.
La Uefa si è battuta (e si sta ancora battendo) per contrastare l’abominio sportivo della SuperLega, ma per rispondere alla crisi del sistema non sembra aver individuato soluzioni particolarmente brillanti. Il principio alla base della SuperChampions è l’equazione “più partite, più soldi”, che però ha già dimostrato di aver fallito, in un calendario sempre più intasato e in un palinsesto saturo. Soprattutto, anche la nuova Champions finirebbe per avere lo stesso effetto della SuperLega, anche se in misura minore: danneggiare i campionati nazionali, e quindi la base del movimento. Si stima un travaso di circa un miliardo di euro a stagione dai campionati alle coppe, che per la nostra Serie A vorrebbe dire una perdita complessiva di circa 200 milioni. Per questo l’assemblea delle Leghe lancia la sua controffensiva.
La richiesta è essenzialmente la riduzione delle partite: se ogni partecipante disputasse nella prima fase 8 match invece dei 10 previsti, l’impatto sui tornei nazionali sarebbe minore e la Champions vedrebbe comunque aumentato il suo calendario del 50%. Un compromesso ragionevole, insomma. Questo taglio non è necessariamente legato al numero delle partecipanti (anche la European Leagues continua a parlare di torneo a 36), ma è chiaro che il dibattito potrebbe presto spostarsi sulla formula. L’altro punto su cui insistono le Leghe, infatti, è come assegnare i 2 posti rimanenti in più previsti dal nuovo format: la Uefa sembrava intenzionata a riservarli per “ranking”, alle squadre meglio posizionate non qualificate, anche per venire incontro alle richieste di Andrea Agnelli e altri top club europei. Ma dopo aver accusato la SuperLega di essere anti-meritocratica, sarebbe un’ipocrisia da parte dell’Uefa cadere nello stesso errore: per questo dopo aver ricevuto diverse critiche, Ceferin valuta il passo indietro. Resterebbe il problema però di come assegnare quei due posti. Chissà che la soluzione, alla fine, non sia proprio eliminarli.