I sostenitori della posizione assunta dall’attuale gruppo dirigente dell’Anpi (sostanzialmente, si tratta di una sottovalutazione della resistenza del popolo ucraino nei confronti dell’invasione russa e della contrarietà all’invio di armi per appoggiarla, in nome di una via diplomatica/pacifista non ben definita) affermano che questo punto di vista non autorizzi nessuno a considerarli putiniani. Sono d’accordo: non si posso considerare putiniani.

Il problema però consiste anche nel caso dello stigma politico opposto: accusare di essere filo-Nato o non-antifascista chi non concorda con i ma e con i se (poi parzialmente addolciti, ma poco…) esibiti dal presidente pro-tempore dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, rispetto alla qualità della resistenza degli ucraini contro l’invasione e alla necessità di aiutarli fornendo loro ciò che è necessario per reagire all’aggressione.

Io, per esempio, concordo con le posizioni del presidente di onorario dell’Anpi, Carlo Smuraglia (classe 1923, ex partigiano doc) sulla valutazione della resistenza in Ucraina e sul fatto che sia opportuno sostenerla anche con l’invio di armi (posizione espressa su Repubblica e appena ribadita su Left); è quello che fecero gli Alleati tra 1943 e 1945 sostenendo i nostri partigiani, il Corpo italiano di liberazione e l’Esercito cobelligerante italiano.

Approvare l’opinione di Smuraglia ha indotto molti (sedicenti) fan della posizione di Pagliarulo a farmi passare (sui social) per filo-Nato sfegatato, pennivendolo (sono un giornalista), quindi nemico dell’Anpi, di conseguenza fan degli anti-antifascisti ecc.

Io direi che si può essere in disaccordo con l’aria che tira attualmente (e da qualche tempo) nell’Anpi senza perdere la patente di antifascista (che non viene data in esclusiva da Pagliarulo o chi per lui, né coincide col possesso della relativa tessera) e senza apparire uno che vuole attaccare l’antifascismo. Poi è ovvio che questa situazione venga sfruttata da chi vuole denigrare, come sempre, l’antifascismo; però è anche una responsabilità dell’attuale dirigenza che, come minimo, si è spiegata male.

Tanti, a sinistra, hanno i miei stessi dubbi. Tutta gente ragionevole e ben informata. Per quel che mi riguarda, garantisco che io, come altri, sono in grado di leggere, ascoltare e farmi un’opinione non coincidente con quella espressa dall’attuale presidenza dell’Anpi; senza considerarmi per questo motivo complice degli “attacchi all’antifascismo”.

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