Le richieste all'indomani del prolungamento dell'utilizzo della mascherina Ffp2 nelle sale drasticamente sempre più vuote in un’emorragia che, su base continentale, a quanto pare riguarda specificatamente il territorio italiano
Riconquistare l’emozione dei cinema sul grande schermo non è uno slogan romantico. In realtà non lo è mai stato, ma è chiaro che per chi vive lontano dall’universo cinematografico inteso come settore professionale e produttivo, tale frase non può che generare sapori vintage. Il tema, invece, è più vicino al thriller drammatico che non alla commedia perché il futuro dell’esistenza delle sale cinematografiche è sempre più a rischio. Se infatti dalle cattedre politiche e culturali è facile sottoscrivere la “centralità della sala”, la reazione ferma e preoccupata dei professionisti non può che così tuonare: “(certo) la sala è centrale ma i cinema sono vuoti”. L’eccezionalità dell’emergenza è tale da aver unito nel coro allarmato i due principali competitor televisivi della cine-distribuzione italiani: da una parte Rai con Rai cinema e dall’altra Mediaset con Medusa.
Insieme hanno redatto e divulgato sul Corriere della Sera una “lettera aperta” di richieste perentorie sorte all’indomani del mantenimento obbligatori della mascherina nelle sale fino almeno al 15/6, un provvedimento di protezione dal contagio che come è noto non riguarderà più tutti gli spazi chiusi ma solo per alcuni a partire da domani, 1 maggio.
Dunque, cinema costantemente penalizzati e drasticamente sempre più vuoti in un’emorragia che, su base continentale, a quanto pare riguarda specificatamente il territorio italiano, benché il Covid-19 abbia colpito l’intera Europa. I numeri alla mano sono impietosi: l’Italia è l’unico fra i grandi paesi europei ad evidenziare un segno negativo (-7%) degli incassi 2021 rispetto al 2020 (Francia +47,5%, Gran Bretagna +75%, Germania +20%, Spagna +45%) e il confronto del periodo di “piena apertura” (da aprile 2021) con l’analogo periodo del triennio 2017-2019 segna un calo tra il 50 e il 60%. In termini assoluti, la perdita di fatturato complessivo (box office + concessions) del 2021 rispetto al 2019 è stata di circa 700 mil.€ e per il 2022 si stima un calo vicino al 60%, corrispondente a 600 mil.€. In questo contesto, il cinema italiano è quello più colpito ed è fonte quindi di maggiori preoccupazioni.
“Sono valori che mettono in discussione la sopravvivenza dell’intero sistema” denunciano Rai e Mediaset. “È quindi arrivato il momento di interrogarsi sui possibili scenari futuri e provare a formulare proposte indispensabili ed urgenti per l’industria cinematografica italiana”. Pur riconoscendo che Governo e ministero della Cultura “sono sempre stati vicini al settore assicurando in questi due anni gli strumenti e le risorse per affrontare dapprima l’emergenza ed in seguito per supportare la ripresa” i competitor oggi partner ritengono “necessario uno sforzo ulteriore”. Quattro sono dunque le proposte “per scongiurare una pericolosa deriva del sistema cinematografico italiano. Si tratta di interventi strutturali per il comparto che tuttavia non richiedono tempi e risorse particolari per essere implementati”. Eccole qui elencate:
Cronologia. Quanto annunciato recentemente dal Ministro Franceschini, relativamente ad una finestra di 90 gg per tutti i film, è lodevole e risponde alla necessità di una regulation dopo un periodo poco chiaro per quanto riguarda la cronologia delle uscite dei film. Temiamo tuttavia che non sia sufficiente per riconsegnare alla sala la centralità che le spetta: comprendiamo che i 15 mesi adottati in Francia, seppure efficaci (basti pensare che sono 96 milioni i biglietti venduti nel 2021 oltralpe a fronte dei 25 milioni in Italia), siano difficili da raggiungere ma riteniamo che 180 giorni di finestra a protezione dell’uscita in sala siano ragionevoli e necessari almeno per i prossimi tre anni. In particolare, rispetto alla cronologia gli interventi da noi proposti riguardano:
Finestre di sfruttamento uguali per tutti i film (italiani e stranieri);
Finestra di 180 giorni a protezione dell’uscita in sala rispetto agli altri sfruttamenti, almeno per i prossimi tre anni (per poi tornare eventualmente ai 105 giorni ante-pandemia).
Tax Credit alla distribuzione. Il tax credit alla distribuzione è un intervento a beneficio del prodotto e non del distributore; non porta il pubblico nei cinema ma permette ai film di arrivare in sala forti di una buona campagna di comunicazione, presupposto essenziale per attirare gli spettatori, limitando in periodo di crisi eventuali perdite economiche. Questa misura permette di investire maggiormente sulla campagna pubblicitaria del film, assegnando maggiore visibilità al prodotto. Crediamo quindi sia opportuno prolungare per tre anni al 60% l’aliquota di questo strumento.
Tax credit alla produzione. Riteniamo opportuno che una distinzione vada fatta a priori tra i film per cui è prevista un’uscita cinematografica e i film rivolti ad altre modalità di fruizione. Un film per il cinema porta con sé un potenziale economico più elevato e riconducibile al lancio e alla conseguente filiera di sfruttamento più lunga e in cui ogni elemento, incluso lo star system, viene valorizzato. Per queste ragioni gli interventi da noi proposti attraverso una rimodulazione del tax credit sono i seguenti:
Tax credit alla produzione di opere con prioritario sfruttamento cinematografico al 40%;
Tax credit alla produzione di opere cinematografiche finalizzate ad altre modalità di fruizione rispetto alla sala, comprese quelle che utilizzano le uscite evento, al 30%.
Regolamentazione dell’utilizzo dell’uscita evento di 3 giorni e delle cosiddette “uscite tecniche”. Occorre intervenire con una regolamentazione chiara nei confronti dell’utilizzo dell’evento che, pensato per ottimizzare l’uscita di prodotti audiovisivi speciali (concerti, eventi storici, culturali e artistici), è stato purtroppo usato in questi mesi come un vero e proprio escamotage per aggirare le finestre e arrivare più velocemente agli altri sfruttamenti.
La lettera, firmata da Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato Rai Cinema e Giampaolo Letta, Amministratore Delegato Medusa Film si chiude nel segno della speranza di “essere ancora in tempo per poter intervenire e consentire davvero alla sala di svolgere quel ruolo centrale che le spetta all’interno del comparto”.
Rai