Sono tornati i No Grandi Navi. Il movimento che si oppone allo sfruttamento turistico di Venezia, con il passaggio delle navi da crociera, ha organizzato una “barcheggiata”, ovvero una gita in barca dal centro storico a Marghera per prendere visione dei luoghi degli attracchi dopo la decisione del governo dello scorso anno di impedire l’arrivo a Venezia e il passaggio in Bacino di San Marco. Ai No Grandi Navi la soluzione trovata non piace. “È un modo per fare della laguna di Venezia un porto diffuso, creando problemi e rischi per la sicurezza nella commistione di traffico passeggeri e merci”. Inoltre, gli approdi a Marghera potrebbero diventare una soluzione definitiva per i prossimi dieci o venti anni. Il governo ha lanciato un concorso di idee per la realizzazione del porto off-shore all’esterno della Laguna, che richiederà molto tempo per la sua realizzazione, soprattutto dopo una recente bocciatura del Tar.
“Le tante imbarcazioni che hanno navigato fino agli approdi ‘temporanei’ a Porto Marghera hanno visto da vicino cosa significa fare passare lì le navi da crociera. – dichiarano gli attivisti di No Grandi Navi – I grossi investimenti prospettati per la costruzione delle banchine in canale nord, sponda nord, lasciano presagire una soluzione tutt’altro che temporanea: eppure anche in questi giorni abbiamo visto gli enormi problemi e disagi che l’attracco a Porto Marghera implica. Lo diciamo ancora una volta: per noi l’obiettivo è tenere le navi fuori dalla laguna, e Marghera è laguna”. Una opposizione radicale, quindi. “Per entrare in laguna le navi devono passare per la bocca di porto di Malamocco e navigare nel Canale dei Petroli. Ma per farlo bisogna scavare 7 milioni di metri cubi di fanghi variamente inquinati e contaminati, come diciamo da molti anni”. Inoltre, i punti di approdo interni che inizialmente erano tre, adesso sono diventati 6.
La conferma degli scavi necessari è venuta alcuni mesi fa dal Piano escavi. Da novembre 2021 ad aprile 2023 devono essere tolti 858.000 metri cubi di fanghi, con una spesa di 14,5 milioni di euro, in nove punti della laguna. Il Dipartimento per le opere pubbliche e le risorse idriche del Ministero delle Infrastrutture ha indicato poi “le criticità legate al problema degli escavi che si riflettono sugli obiettivi di accessibilità nautica”. In cinque anni, dopo il 2023, dovrebbero essere avviati interventi di scavo per 6,7 milioni di metri cubi, con una spesa di 202 milioni di euro. Così ripartiti: per il mantenimento dell’attuale navigabilità 520mila metri cubi (costo 15,6 milioni di euro), per approfondimento di Chioggia, Canale Ovest e Sud 1,57 milioni di metri cubi (47 milioni di euro), per l’accesso delle navi da crociera a Marghera 2,67 milioni di metri cubi (80 milioni di euro) e per l’utilizzo di Marittima per il traffico crocieristico 1,97 milioni di metri cubi (59 milioni di euro).
Da Miami, dove è in corso la fiera mondiale della crocieristica, rimbalzano le dichiarazioni di Alessandro Santi, presidente nazionale di Federagenti e coordinatore di Venezia Port Community: “Le indicazioni che stanno trapelando, generalmente positive, forniscono la conferma di un’esclusione ormai in atto di Venezia dagli itinerari delle principali compagnie crocieristiche, che avrà sicuramente conseguenze sul sistema di tutto l’Adriatico nei prossimi anni. Con Venezia scompare l’home port iconico e più importante del Mediterraneo”. E aggiunge: “Come era purtroppo annunciato, la fase transitoria indicata dal Decreto Legge di luglio 2021, che prevedeva azioni a favore della salvaguardia di Venezia e del lavoro, non ha prodotto nulla di concreto”.
video di Local Team