Nel suo intervento conclusivo alla conferenza programmatica di Fratelli d'Italia a Milano, la leader del partito punta sulla differenza con le altre anime della coalizione e sulla sua lontananza con la sinistra. E rivendica la scelta di essere all'opposizione: "Siamo pronti a salpare, ad alzare le vele per un lungo viaggio che porterà i conservatori al governo"
Lo spirito, inutile nasconderlo, era già di chi aspira ad andare a Palazzo Chigi. Ora, però, ci sono anche le parole. Giorgia Meloni lo dice subito, è il primo concetto del suo discorso di chiusura della Conferenza programmatica del partito che si è tenuta a Milano e ha dato la prova di un partito pronto per governare: “Siamo pronti a salpare, ad alzare le vele per un lungo viaggio che porterà i conservatori al governo”. Più chiaro di così non si può. Significativo anche il ricorso al linguaggio marinaresco, utilizzato per marcare le differenze tra Fratelli d’Italia e gli altri partiti, anche del centrodestra evidentemente. “Ci sono politici che si fanno dominare dagli eventi per cavalcare l’onda ma ora in mezzo alla tempesta è impossibile – dice Giorgia Meloni – Gli altri sono surfisti, noi siamo navigatori. I surfisti si fanno dominare dagli eventi, noi vogliamo dominare l’oceano perché abbiamo una rotta – spiega – E non lo puoi fare se non conosci le stelle e i venti, devi studiare”. La Meloni, insomma, è già in campagna elettorale, pensa che il suo partito sia pronto per governare. Con o senza il centrodestra. E questo è un altro punto molto chiaro del suo discorso: “Vogliamo dare orgoglio a questa Nazione: penso, spero di farlo con il centrodestra, ma lo faremo comunque” ha detto la leader di FdI, lanciando una sorta di ultimatum agli alleati. “Non accetteremo di essere figlio di un Dio minore, non ci sentiamo inferiori – aggiunge – non ci troverete con il capo chino, abbiamo scelto di essere alternatici a voi”.
Poi ha esplicitato ancor meglio il suo pensiero: “Non sopporto complessi di inferiorità: se vai al governo devi farlo con la sinistra. La sinistra vuole farti fuori perché così è se ti consegni alla sinistra – sottolinea – Ora serve orgoglio, far parlare quella maggioranza silenziosa che crede che noi siamo quelli che possono salvare la nazionale dal suo declino. Noi daremo orgoglio”. Poi il ritorno sui presunti alleati: “Non farò polemica con il centrodestra: quello piace alla sinistra e non faccio favori alla sinistra. Poi la questione è semplice: noi siamo qui, dall’altro lato c’è la sinistra. E voi dove volete stare? – è la domanda agli altri partiti del centrodestra – Se volete stare a destra serve chiarezza orgoglio, senza porte girevoli. Si vince e si perde assieme senza allearsi ai nostri avversari. Serve rispetto delle regole: siamo di destra, si sa”.
Destra, orgoglio di destra, sinistra, avversari a sinistra: nell’intervento della Meloni i concetti sono tagliati con l’accetta, netti, quasi ricordano quelli del primo Berlusconi, quel individuare un nemico e martellare a ogni comizio sugli stessi tasti. Un modo di creare consenso che giocoforza si scontra con lo spirito dell’attuale coalizione che regge il governo Draghi. E Giorgia Meloni non perde l’occasione per rimarcarlo: “Siamo fieri della nostra scelta di stare all’opposizione: al governo ci andiamo se gli italiani ci mandano al governo per fare quello che ci chiedono di fare, non ci svendiamo – dice dal palco – Sappiamo che non puoi fare una rivoluzione se fai patti con l’establishment”. Poi parla di elezioni. “Qualche Solone dice che con la legge elettorale Meloni sarà isolata – spiega – noi intanto lavoriamo per essere il primo partito alle politiche. Poi vediamo se riuscite a isolare milioni di voti degli italiani”. Su cosa punterà Fratelli d’Italia per convincere gli elettori? “Non siamo una ripetizione di cose già viste, non siamo nessuna delle vostre vecchie etichette. Uscite dai vostri schemi comodi – sono le parole della leader di Forza Italia – Siamo una cosa nuova, non siamo filo e non siamo anti, siamo italiani, siamo i conservatori alternativi alla sinistra. Non abbiamo padroni e non prendiamo ordini”.
Non poteva mancare un accenno al lavoro nel giorno della festa dei lavoratori. E giù accuse ai sindacati che “non sempre difendono il lavoro ma soprattutto i loro iscritti: oggi qui abbiamo ascoltato lavoratori che non stanno sul palco della festa del primo maggio”. Poi temi sparsi: “Quella contro l’utero in affitto non è una battaglia di destra, ma una battaglia di civiltà”, “il governo mente sul catasto: la casa per noi è un bene sacro e la difendiamo dalle occupazioni abusive come dalle patrimoniali della sinistra”. Destra e sinistra ancora una volta, divisione netta, non come ora con Draghi: i tasti su cui batte la Meloni sono svelati, ma non ci voleva troppa immaginazione.