È andato al confine tra l’Ucraina e l’Ungheria con dei pullman e ha portato in Italia 150 mamme e bambini tra cui quattordici orfani che ora sono ospitati a Prarolo. Nei prossimi giorni è pronto a ripartire per portare tonnellate di cibo e medicinali a chi vive sotto le bombe e il 17 maggio sarà al Parlamento europeo a Bruxelles per un’audizione con la Commissione per i diritti umani. Lui è Carlo Olmo, ex avvocato di Vercelli, 56 anni, padre di un figlio di 27 anni, fondatore dell’accademia di arti marziali con alle spalle un’infanzia che l’ha segnato nel profondo: “Sono nato a Lecco e dopo quindici giorni sono stato abbandonato in un orfanatrofio fino all’età di 7 anni quando sono stato adottato da una facoltosa famiglia di Vercelli. Da piccolo ho avuto l’epatite, ho tentato il suicidio. So cosa significa la sofferenza per un bambino e oggi tutta la mia preoccupazione è per quei minori che si trovano sotto le bombe in Ucraina”.

Olmo che da anni è impegnato a sostenere delle realtà in Perù, Vietnam, Iraq e altri Paesi durante il lockdown ha donato mascherine a ogni città del Piemonte che ne facesse richiesta: “Dopo la pandemia – spiega a Ilfattoquotidiano.it – credevo di poter tirare il fiato e invece ci siamo ritrovati immersi in questa assurda guerra. Una mattina, una giovane donna ucraina che vive in città si è presentata a casa mia chiedendomi aiuto per recuperare le due figlie che vivevano a Frankiv’k dove l’aeroporto è stato tra i primi a essere distrutto dai bombardamenti. Non ho potuto far finta di nulla. Ho prestato un’auto a questa donna che si è fatta 3mila chilometri da sola per raggiungere le figlie e portarle in salvo insieme un’altra mamma con il suo piccolo figlio”.

Da quel momento la catena di solidarietà con l’Ucraina non si è più fermata. Grazie a Lucio Ferrero che ha vissuto e operato in Ucraina dove ha una rete di contatti, Olmo è entrato in contatto con comunità, parrocchie, campi profughi. “Abbiamo fatto – spiega il benefattore, che è anche Cavaliere della Repubblica – due viaggi fino a Zahony, al confine tra l’Ungheria e l’Ucraina dove abbiamo portato trecento tonnellate di viveri che sono stati distribuiti nella zona del Donbas e non solo. Siamo andati lì con degli autobus e abbiamo portato in Italia 150 profughi. Ho incontrato l’educatrice di una casa famiglia di orfani che è arrivata da Donetsk in macchina con a bordo undici bambini. Quando li abbiamo abbracciati non bevevano da ore sia per mancanza d’acqua sia per paura. Uno di questi ragazzi, giunto a Vercelli, è stato in ospedale perché era disidratato”.

Oggi queste donne con i loro figli sono ospitati in tutt’Italia: “Solo a Vercelli – spiega Olmo – quaranta famiglie hanno aperto le loro porte ma altrettante sono pronte ad accogliere”. L’ex avvocato non ha alcuna intenzione di fermarsi: “Ogni tre ore a Zahony arriva un treno colmo di persone che fuggono. In Ungheria ci sono 300mila profughi e in Polonia sono già tre milioni. Tra questi è calcolato che vi siano 400mila rom”. Il pensiero di Carlo Olmo va soprattutto ai bambini. È di loro che parlerà a Bruxelles: “Il 7 aprile scorso l’Unione Europea ha approvato una raccomandazione che prevedeva dei controlli ai confini per tutelare i bambini ma questo invito non è stato recepito dagli Stati membri. Lo posso testimoniare con i miei occhi: a Zahony, quando sono arrivato c’era il sindaco della città ma nessun funzionario che ha controllato i minori. Non possiamo tollerare questa situazione”.

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