“L’atteggiamento italiano sulla politica estera, sulla guerra in Ucraina e la lealtà agli alleati non è in discussione“. In conferenza stampa dopo l’approvazione del decreto Aiuti, Mario Draghi usa toni nettissimi nel rispondere a chi – in vista della sua visita a Washington il 10 maggio prossimo – gli chiede se la linea del nostro Paese sulla crisi internazionale e l’invio di armi pesanti si discosterà da quella della Casa bianca. “Noi cerchiamo la pace, non abbiamo bisogno di riposizionare l’Italia, non c’è nessun appiattimento” sulle posizioni di Joe Biden, sostiene il presidente del Consiglio. “Non c’è differenza tra le posizioni di Francia e Germania” e quelle del nostro Paese “circa l’invio d’armi”, dice, perché “le armi sono state inviate da tutti i partner, non c’è bisogno di riposizionare niente”. “Il nostro Paese è un Paese democratico e quindi è normale avere una varietà di posizioni”, ma “la nostra appartenenza alla sicurezza atlantica è scontata“, assicura, ricordando che “ora c’è un decreto interministeriale che prevede l’invio di altre armi”. “Nessuno di noi vuole la guerra, un’escalation, questo è quello che dirò al presidente Biden, ma nessuno di noi vuole abbandonare l’Ucraina. Se l’Ucraina non riesce a difendersi avremo non una pace ma una sottomissione, la schiavitù di un Paese democratico, di un Paese sovrano”. E cita un passaggio del proprio discorso di insediamento alle Camere, quando disse che “questo governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese all’Europa come socio fondatore e protagonista dell’alleanza atlantica nel solco delle grandi democrazie occidentali e a difesa di irrinunciabili principi e valori”.

“Lavrov? Affermazioni aberranti e oscene” – Draghi ha commentato anche l’intervista al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov su Rete 4: “Prima di tutto parliamo di un Paese dove c’è libertà di espressione, e il ministro Lavrov appartiene a Paese dove non c’è liberta espressione. In Italia c’è libertà di esprimere le opinioni, anche quando sono palesemente false e aberranti. Quello che ha detto Lavrov è aberrante. E per quanto riguarda la parte riferita a Hitler, è davvero oscena“, afferma. Esperimento anche il proprio punto di vista sul modo in cui è stata condotta l’intervista: “Si è parlato di intervista ma in realtà è stato un comizio. Bisogna chiedersi se è accettabile di invitare una persona che chiede di essere intervistato senza nessun contraddittorio. Non è granché, non è granché professionalmente, fa venire in mente strane idee, non è granché”, attacca.

Decreto Aiuti: interventi per 14 miliardi – “L’impegno nel sostenere l’economia, le famiglie e le imprese non diminuisce, resta deciso, intenso e determinato come prima: questo è il senso di questo governo”, ha detto il presidente del Consiglio in apertura di conferenza stampa presentando il Decreto Aiuti. Tra le misure si segnalano un bonus una tantum di duecento euro per lavoratori e pensionati con reddito annuo inferiore a 35mila euro e l’estensione del credito d’imposta per le aziende a maggior consumo di gas ed elettricità (qui tutti i contenuti del provvedimento). “L’incertezza resta molto forte, quindi intendiamo fare tutto ciò che è necessario: i provvedimenti di oggi valgono 14 miliardi, che si aggiungono ai 15,5 dei provvedimenti precedenti, per un totale di quasi trenta miliardi già spesi. Il tutto senza ricorrere a scostamento di bilancio”, rivendica Draghi, spiegando che le misure saranno finanziate “attraverso una tassazione sui maggiori profitti che le aziende dell’energia hanno fatto in questo periodo”, che salirà dal 10% al 25%.

“Obiettivo indipendenza dal gas russo” – “Il provvedimento di oggi è molto articolato”, esordisce Draghi. “L’obiettivo principale è di difendere il potere d’acquisto delle famiglie e la capacità produttiva delle imprese. Ma si estende in molte aree: approviamo importanti liberalizzazioni, importanti riforme nel settore delle energie rinnovabili, che ci permettono di accelerare la transizione ecologica e fare quello “scatto” negli investimenti sulle rinnovabili che ci permetteranno di essere più indipendenti dal gas russo”. A questo proposito, il piano del governo per l’indipendenza energetica “può essere reso pubblico, a breve, a brevissimo tempo, appena sarà pronto in tutti i dettagli”, ha detto. “L’obiettivo del governo è raggiungere il prima possibile l’indipendenza dalle importazioni di gas dalla Russia, in questo senso è già stato fatto un lavoro straordinario”. Il bonus una tantum, comunica Draghi, “sosterrà i redditi di 28 milioni di italiani”, consentendo “di aiutare le famiglie e combattere l’inflazione“. Inoltre, con il nuovo decreto “rinnoviamo per altri due mesi il taglio delle accise su benzina e gasolio e per altri tre mesi l’intervento sociale per i più poveri, estendiamo i crediti d’imposta per le aziende a maggior consumo di gas ed elettricità, creiamo un fondo per le imprese che hanno sofferto di più i danni della guerra. Copriamo gli aumenti del costo delle materie prime, il che permette di tenere aperti i cantieri che sono stati aperti con il Pnrr in modo tale che possano cominciare a lavorare”, elenca il capo del governo. E sottolinea: “Con questo decreto veniamo incontro anche alle esigenze che ci sono state manifestate nella riunione coi sindacati, che vorrei ringraziare per il contributo fattivo e costruttivo che hanno dato”.

“Strumenti eccezionali per evitare effetti permanenti” – “Le misure di oggi affrontano prima di tutto il carovita, che può frenare la ripresa: nel mese di aprile l’inflazione è stata al 6,2%, in calo rispetto a marzo ma ai livelli più alti negli ultimi anni. L’accelerazione dei prezzi dipende in larghissima misura dai prezzi dell’energia: queste sono situazioni temporanee che vanno affrontate con strumenti eccezionali. Senza un’azione da parte del governo, queste situazioni temporanee finiscono per indebolire l’economia, aumentare la povertà e causare effetti permanenti“, spiega il premier. L’economia, sottolinea, “attualmente attraversa una fase di rallentamento, perché nel primo trimestre è stato fatto segnare un -0,2% rispetto al trimestre precedente in cui però c’era una crescita dello 0,7%: quindi non siamo ancora in recessione, ma in rallentamento. A marzo ci sono stati 800mila occupati in più rispetto a un anno fa: il tasso di occupazione in Italia sfiora il 60%, è il livello più alto dall’inizio delle serie storiche italiane. C’è anche una forte ripresa dell’occupazione a tempo indeterminato. Queste notizie arrivano nei momenti in cui la gran parte delle diagnosi economiche sono più pessimistiche. È importante”, sottolinea il premier, “registrare questi che sono dati positivi e inattesi”.

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