I quattro agenti della National Security egiziana imputati per il sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni sono dei “falsi” inconsapevoli. Così, la Procura di Roma che ha svolto le indagini sul caso ha fatto ricorso contro l’ordinanza del Gup che anche nel corso dell’ultima udienza ha deciso per la sospensione del processo, visto che non si è ancora riusciti a procedere con l’iscrizione di domicilio degli uomini. Una motivazione, quella data dal giudice su indicazione della Corte d’Assise, che secondo i pm romani non è tecnicamente corretta.

Il punto, secondo i pm, è che la stessa Corte d’Assise ritiene sussistente “la ragionevole certezza che i quattro imputati egiziani hanno conoscenza dell’esistenza di un processo penale a loro carico avente ad oggetto gravi reati ai danni di Giulio Regeni”, ma non la ritiene comunque sufficiente perché sarebbe sempre necessaria la notifica degli atti anche per i finti inconsapevoli. Un’interpretazione che i procuratori ritengono però in contrasto con quanto affermato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che afferma che può procedersi, anche se la parte ignori la data dell’udienza e il capo d’imputazione, quando ai sensi dell’articolo 420 c.c.p. si è in presenza di ‘finti’ inconsapevoli. Anche perché, aggiungono, ritenendo che vi sia la ragionevole certezza che gli imputati siano al corrente del processo ma ritenendo questo elemento insufficiente per procedere, la Corte d’Assise cade in un insolubile contrasto logico. Per affermare che l’imputato è un finto inconsapevole e cioè che si è sottratto alla conoscenza degli atti, richiede che gli atti siano notificati all’imputato stesso.

Se il ricorso dei pm dovesse essere accolto dalla Cassazione, sarebbe finalmente possibile far partire il processo a carico di Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, che registra continue sospensioni da parte del Gup ormai dal 14 ottobre 2021.

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