Ivan Luca Vavassori, ex calciatore italiano arruolatosi come volontario a fianco dell’esercito di Kiev, lascia l’Ucraina: “Sono stanco, per me basta così. È ora di tornare a casa, non ho più la testa per andare avanti”. Lo ha annunciato con una storia sul suo profilo Instagram: negli scorsi giorni, dopo esser sopravvissuto ad un attacco russo a Mariupol, era stato ricoverato in ospedale con febbre alta e diverse ferite. L’ex calciatore sembra già in viaggio: sul suo profilo Instagram la foto in aereo. Pietro Vavassori, padre di Ivan Luca, ha detto all’Ansa però che il figlio “non è più a combattere ma non sta rientrando in Italia. È in Europa e sta bene”. Scelta per la quale il padre si sente “risollevato”.
“Ho fatto del mio meglio per aiutare. Ho messo tempo e vita a disposizione del popolo ucraino, ma è ora di riprendermi la mia vita. Torno dove sono felice e torno a portarmi dietro tutto ciò che è mio. Le cose sono cambiate molto da quando me ne sono andato, ma sono sicuro che con l’aiuto di Dio raggiungerò i miei obiettivi” ha scritto Ivan Luca Vavassori sul suo profilo Instagram, dove ha documentato con immagini e filmati la sua azione militare come volontario.
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La settimana scorsa, per più di 24 ore non si erano avute notizie del giovane e si era temuto per la sua morte, finché Vavassori non è ricomparso, su Instagram, ringraziando i suoi followers per i messaggi di supporto che aveva ricevuto, dall’ospedale dove era stato ricoverato. L’ex calciatore ha giocato in serie C per il Legnano, la Pro Patria e il Bra, facendo un’esperienza anche in Bolivia, nella squadra del Real Santa Cruz. Quando è iniziato il conflitto in Ucraina, ha mollato il pallone per andare, a sue spese, ad arruolarsi nella “Legione di difesa internazionale Ucraina”. Da allora, ha raccontato su Tik Tok, è diventato “il comandante Rome” o “Aquila nera” perché spesso indossa un nastro nero intorno al caricatore del suo mitra.
Nel frattempo, sul caso Vavassori, nato in Russia e adottato da una coppia piemontese, il pm Alberto Nobili – responsabile dell’antiterrorismo milanese – ha aperto un fascicolo esplorativo: attualmente senza indagati né titolo di reato, il magistrato ha conferito la delega alla Digos perché vengano effettuati gli accertamenti necessari per chiarire i dettagli della vicenda e appurare eventuali ipotesi di reato – come quelle previste dagli articoli 244 o 288 del codice penale, che riguardano rispettivamente gli “atti ostili verso uno Stato estero, che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra” o gli “arruolamenti o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero”. In sostanza, le indagini vogliono appurare se esista un eventuale giro di reclutamento illegale o di mercenari.