Due facce della stessa medaglia, due linguaggi differenti volti ad esprimere un messaggio comune. Un legame indissolubile che si consolida nel tempo e si concretizza oggi nella scelta delle case di moda di esaltare i valori espressi dagli artisti nelle loro opere d’arte come specchio della rappresentazione simbolica del proprio heritage
Dai sontuosi costumi per il Carnevale al Vedutismo di Canaletto. A Venezia arte e moda hanno formato un connubio perfetto sin dai tempi della Serenissima, quando nella città lagunare approdavano i preziosissimi tessuti in arrivo dall’Oriente e gli artisti locali facevano proprie le tecniche pittoriche in uso nel Nord Europa. Oggi, secoli dopo, questo binomio è più ardente e proficuo che mai. L’epicentro è, neanche a dirlo, la Biennale d’Arte che ha aperto le sue porte al pubblico lo scorso 23 aprile e ha richiamato tra le calli i grandi brand del lusso, impazienti di suggellare il legame ancestrale che vi è tra moda e arte. Due facce della stessa medaglia, due linguaggi differenti volti ad esprimere un messaggio comune. Un legame indissolubile che si consolida nel tempo e si concretizza oggi nella scelta delle case di moda di esaltare i valori espressi dagli artisti nelle loro opere d’arte come specchio della rappresentazione simbolica del proprio heritage. Così come un capo di moda è l’apparente superficie dietro cui lo stilista cela il suo significato; allo stesso modo un’opera d’arte colpisce l’occhio dell’osservatore invitandolo a scavare più in profondità alla ricerca di un senso ulteriore. Ecco quindi che oggi i brand si fanno mecenati, sostenitori e promotori attivi dell’arte: da Valentino a Dior, passando per Burberry, Louis Vuitton, Prada e Swatch. E guai a storcere il naso se viene sussurrata la fatidica parola “marketing”: sì, c’è anche quello, ma in un circolo assolutamente virtuoso. Adesso vi spiego perché.
VALENTINO – È doveroso citare per prima la casa di moda romana non solo per il suo considerevole impegno come principale main sponsor del Padiglione Italia, ma sopratutto per lo stretto legame che intercorre tra Pierpaolo Piccioli e Venezia, di cui questa partnership alla Biennale d’Arte è il perfetto coronamento. Già nel luglio del 2021, infatti, il direttore creativo di Valentino, Pierpaolo Piccioli, aveva scelto la città per presentare la sua magnifica collezione di Alta Moda Valentino Des Ateliers, instaurando un dialogo tra la sua moda, il mondo dell’arte, e Venezia in particolare. Quindi la scelta di sponsorizzare il Padiglione Italia alla 59esima Esposizione Internazionale d’Arte, curata da Cecilia Alemani, che per la prima volta nella storia della manifestazione è stato rappresentato da un artista unico: Gian Maria Tosatti. Un artista che ha scelto di proporre un progetto in grado di restituire una lettura coraggiosa del presente e dare all’Italia una voce unica, e con cui Piccioli condivide curiosità e sistema di valori, spunti di una ricerca volta a costruire una comunità eterogenea. Proprio su queste si è instaurato un dialogo tra i due culminato in “Storia della notte e destino delle comete”, questo il titolo dell’opera di Tosatti. Una grande installazione ambientale che offre una visione suggestiva dello stato attuale dell’umanità e delle sue prospettive, con uno sguardo propositivo e ottimista”. Valentino continua così nel suo impegno a promuovere e sostenere la cultura con progetti che puntano alla reciprocità, con un omaggio alla città lagunare, storicamente fulcro e crocevia del panorama culturale italiano. E il fil rouge è ancor più evidente se – dopo aver visitato il Padiglione Italia, passeggiando sulle sponde del bacino lagunare – si ripensa alla sua sfilata della scorsa estate, tenutasi al tramonto nelle suggestive Gaggiandre dell’Arsenale, che si innestano sulle mura delle Tese delle Vergini e riecheggiano animate da un’opera visuale che evoca meduse.
LOUIS VUITTON – Dall’opera dell’artista tedesca, Katharina Grosse, fino al restauro delle storiche edicole cittadine, tornate ora al loro antico splendore: la maison francese fa sua per qualche mese la città di Venezia, dove la storia si interseca con il constante progresso culturale. Già presente in Laguna dal 2013 con lo spazio espositivo, quest’anno la Fondation Louis Vuitton è stata inclusa ufficialmente negli Eventi Collaterali della Biennale: all’Espace Louis Vuitton si può infatti ammirare Apollo, Apollo, un’opera realizzata da Katharine Grosse per l’area espositiva. In uno spazio nero che copre in gran parte il pavimento e la parete, Apollo, Apollo offre l’immagine delle mani dell’artista stampate su una maglia metallica, raffigurante il momento in cui i confini tra il corpo dell’artista e la materia colorata si confondono nell’atto creativo. Nel contesto e nell’immaginario veneziano, dai tessuti Fortuny, ai mosaici Terrazzo, fino all’onnipresenza dell’acqua e dei riflessi, la fluidità della maglia metallica e l’intensità cromatica di Apollo, Apollo (titolo che funge da mantra con connotazioni polisemiche, condensando e combinando la mitologia con la conquista dello spazio) assumono una particolare risonanza. La superficie riflette i movimenti dei visitatori e contribuisce a creare un vero effetto a specchio tipicamente veneziano. Tra trasparenza e opacità, lasciando filtrare la luce, l’installazione si apre ad un mondo onirico in cui i visitatori mettono in discussione la propria percezione della realtà e dell’illusione. Non solo, Louis Vuitton contribuirà alla ristrutturazione e restauro del Museo della Ca’ D’Oro con una donazione.
DIOR – Lunghe tavolate, imponenti candelabri d’argento, sontuosi centrotavola, cascate di fiori, luci soffuse e ospiti elegantissimi. Sembrava davvero uscita da un almanacco settecentesco la grandiosa cena di beneficienza organizzata da Dior al Teatro La Fenice di Venezia lo scorso 23 aprile. Già tra i finanziatori della Biennale 2022, la casa di moda francese ha dato vita a questo grandioso evento insieme all’organizzazione non profit Venetian Heritage con l’obiettivo di favorire la conservazione e la promozione del patrimonio culturale veneziano (e in particolare il restauro del Museo Ca’d’Oro), l’evento ha voluto celebrare la passione per i dialoghi artistici da sempre cari alla griffe. Inoltre, parte dei fondi raccolti sarà devoluta ai profughi ucraini in Italia.
SWATCH – Lo storico marchio di orologi è ancora una volta – è il 6°anno consecutivo – partner principale della Biennale di Venezia. La sua presenza si concentra nella Sala d’Armi dell’Arsenale, che ospita le opere di cinque cinque artisti ex-residenti dello Swatch Art Peace Hotel (la residenza per gli artisti inaugurata nel 2011 a Shanghai, in Cina, ndr) nell’ambito del progetto Swatch Faces. Ai Giardini si trova invece The Description of The World dell’artista tailandese Navin Rawanchaikul: avvicinandosi all’istallazione, ci si immerge in una toccante lettera scritta da Navin a Marco Polo, che mette a confronto i loro viaggi da Oriente e a Occidente a distanza di circa 700 anni l’uno dall’altro.
PRADA – Il brand di Miuccia Prada è protagonista a Venezia con il progetto espositivo “Human Brains: it begins with an idea”, in allestimento a Ca’ Corner della Regina, la sede veneziana di Fondazione Prada. La mostra è il culmine del complesso processo di ricerca intrapreso già nel 2018 da Fondazione Prada nell’ambito delle neuroscienze: l’artista Taryn Simon – sotto l’egida del curatore Ugo Kittelman – ha sintetizzato ore e ore di dibattiti tra scienziati, neurologi e pensatori, accostando antichi testi sumeri alle più moderne scansioni cerebrali, per un viaggio ipersonico nel cervello umano. Impressionante, informativa e speculativa nel senso più alto del termine, questa mostra affascina e attrae come una calamita proprio perché ancora oggi il cervello è il fulcro delle nostre conoscenze ma anche la parte di noi più inconoscibile.
BURBERRY – Tra gli sponsor principali di questa Biennale figura anche la casa di moda inglese, che ha siglato una partnership con il British Council per sostenere il Padiglione della Gran Bretagna. Storica presenza alla Biennale di Venezia – fu commissionato nel lontano 1937 – il padiglione britannico si è aggiudicato il Leone d’Oro grazie all’opera musicale dedicata a cinque musiciste donne di origini afro realizzata dall’artista di colore Sonia Boyce.