Il docufilm porta al dialogo Tedua e Gino Paoli, Izi e Dori Ghezzi, Bresh e Cristiano De André e molti altri artisti di nuova e vecchia scuola. Tante le parole e gli incontri che raccontano perché e soprattutto come la scuola genovese dei cantautori abbia lasciato, e continua a farlo con la nuova generazione, un segno importante nella musica italiana
Un viaggio musicale importante e profondo con immagini bellissime che ritraggono Genova più bella che mai. È “La nuova scuola genovese”, uno splendido docu-film che sbarca al cinema fino al 4 maggio. È stato scritto e ideato dal giornalista Claudio Cabona con la regia di Yuri Dellacasa e Paolo Fossati, distribuito da Zenit Distribution. Tante le parole e gli incontri che raccontano perché e soprattutto come la scuola genovese dei cantautori abbia lasciato, e continua a farlo con la nuova generazione, un segno importante nella musica italiana. Per questo sono stati immortalati gli incontri e le chiacchiere tra Tedua e Gino Paoli, Izi e Dori Ghezzi, Bresh e Cristiano De André.
GINO PAOLI: “NOI, RAGAZZI DI STRADA, CERCAVAMO LA REALTÀ”
“Noi cercavamo la realtà e non il sogno, il mondo tutto bello e tutto solare – spiega Gino Paoli nel docu-film -. Non volevamo usare i termini poetici e quello che facevano tutti in quel periodo. C’erano le canzoni scritte in maniera poetica. Noi abbiamo rifiutato la poetica e usato le parole che si usavano per la strada. Eravamo ragazzi di strada e un gruppo di ribelli. Quando è uscito al cinema ‘Gioventù bruciata’ con James Dean ci siamo riconosciuti in quella gioventù che rifiutava i canoni ipocriti della società di allora. Volevamo ristabilire un ordine reale, fino ad allora la musica era un mezzo ipnotico e noi pensavamo a una musica di espressione. Contro l’ipocrisia noi parlavamo delle donne non come immagini vergini e angeliche ma come mignotte, donne di strada. Eravamo degli anarchici. Luigi Tenco non faceva altro che scherzi. Tagliava la cravatta a sconosciuti per strada e ne facevamo di tutti i colori. Una volta avevamo visto un film in cui un giornalista che convinceva un aspirante suicida a desistere nell’intento. Noi lo abbiamo rifatto e la gente si è spaventata parecchio! Noi facevamo cose assurde e noi eravamo banda di matti. Io distinguo gli artisti tra persone vere e false, che uno sia bravo e intonato non me ne frega nulla per me è la verità la salvezza di tutto. La canzone può diventare tutto rispetto a qualsiasi altra forma d’arte. La chance meravigliosa di una canzone è che può diventare di chiunque. Una canzone può essere un calcio il culo al tuo pensiero che ti spinge a pensare e riflettere”.
TUTTI GLI OSPITI DE “LA NUOVA SCUOLA GENOVESE”
Gino Paoli dialoga nella sua casa di Nervi con uno dei maggiori esponenti della scena rap attuale, Tedua. Dori Ghezzi chiacchiera con uno degli artisti odierni più vicini al sentire di Faber, Izi, nelle sale di Fondazione De André. Cristiano De André incontra nel museo dedicato al padre “Via del campo 29 rosso” Bresh. C’è anche il compositore e produttore che lanciò gran parte della vecchia scuola Gian Franco Reverberi che dialoga nel suo studio con Demo, storico produttore di molti dei componenti delle crew Wild Bandana e Drilliguria. C’è anche la partecipazione straordinaria di Ivano Fossati e Marracash che analizzano il legame e le differenze tra le due forme di linguaggio. Tra gli altri contributi e protagonisti: Vittorio De Scalzi, Max Manfredi, Federico Sirianni, Gian Piero Alloisio, Giua, Vaz Tè, Nader, Guesan, Disme e tante nuove leve cresciute nel mito del rap ligure.