Continua il profondo rosso delle quattro ruote nel nostro Paese: le vendite sono rallentate, oltre che da strascichi della pandemia e crisi dei microchip, anche dall'inflazione e dalla guerra in Ucraina. Il nodo incentivi, promessi ma mai resi operativi: "E' a rischio la tenuta stessa delle nostra imprese", ammonisce Federauto
Secondo i dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, ad aprile le immatricolazioni di vetture nuove sono calate del 33% rispetto allo stesso mese del 2021. Un ulteriore disastro, dunque, che si va a sommare alle battute d’arresto accumulate nei mesi passati e che è ancora più pesante se confrontato ai numeri dell’ultimo aprile pre-pandemia, ovvero quello del 2019: in questo caso, all’appello manca ben il 44,4% di vendite.
Nello stesso modo, prendendo come riferimento il primo quadrimestre dell’anno, le perdite ammontano al 26,5% (435.647 vetture) rispetto allo stesso periodo del 2021 e addirittura al 38,9% rispetto a quello del 2019. “Proiettando il risultato dei primi quattro mesi del 2022 sull’intero anno”, fa notare il Centro Studi Promotor, “si ottiene una previsione di 1.117.044 unità, un livello da anni ’60 del secolo scorso”.
Quanto alle cause, si rischia di essere ripetitivi. Tuttavia, bisogna registrare che alla pandemia e alla crisi dei microchip si sono affiancate altre criticità come l’aumento dei prezzi e la guerra in Ucraina, che diversi problemi stanno provocando a livello di reperimento di componentistica per l’auto.
Nel nostro Paese, poi, esiste una questione incentivi. Annunciati in pompa magna qualche mese fa, non sono stati resi effettivamente ancora disponibili, col risultato di rinviare le decisioni di acquisto dei consumatori. “Si stanno verificando errori, inefficienze e ritardi intollerabili. Il 6 aprile il Governo ha finalmente adottato gli incentivi promessi con un Dpcm, ma non sono ancora operativi e secondo notizie attendibili bisognerà aspettare ancora almeno fino a metà mese. E’ una clamorosa dimostrazione dell’inefficienza del sistema italiano e il mercato resta in coma”, dice il direttore del CSP, Gian Primo Quagliano.
Un’inefficienza che mina alla base il business dell’auto, secondo il presidente di Federauto Adolfo De Stefani Cosentino: “L’operatività degli incentivi è ancora in sospeso e in una situazione in cui il mercato è sostanzialmente fermo, con una perdita di circa 156.800 pezzi rispetto al primo quadrimestre 2021, non riusciamo a capitalizzare le già basse intenzioni di acquisto della clientela che visita i nostri saloni: è a rischio la tenuta dei nostri bilanci e la sopravvivenza stessa delle nostre imprese».
Sulla stessa lunghezza d’onda Michele Crisci, il recentemente rieletto presidente Unrae (l’associazione che riunisce i costruttori esteri operanti in Italia), che suggerisce di spingere sull’acceleratore: “Affinchè sia garantita la massima operatività alle reti di vendita auspichiamo che le Faq e la piattaforma Invitalia siano pronte a partire dal giorno stesso della pubblicazione del Dpcm in Gazzetta Ufficiale. Ci auguriamo infine che quanto prima si possa discutere come modificare l’originario impianto degli incentivi, includendo nei benefici anche le persone giuridiche, categoria sempre più rilevante nel mercato della mobilità e, quindi, motore della transizione energetica”.