“All’inizio pensavo fosse normale lavorare 12 ore per 7 giorni a settimana”. A Prato con gli operai tessili che protestano per avere contratti e riposi
“Mai più schiavi,
otto ore di lavoro per cinque giorni alla settimana” le rivendicazioni dei lavoratori della
zona industriale di Prato scesi in piazza con il
sindacato SiCobas, per celebrare il giorno della Festa del lavoro, a pochi passi dalle fabbriche dove sono impiegati centinaia di operai per 12 ore, senza giorni di riposo, ferie o malattia. La conquista delle otto lavorative sembra dimenticata nel
distretto del tessile, che solo negli ultimi quattro anni ha visto l’intervento sindacale del SiCobas in oltre 15 aziende: “A chi dice o lascia intendere, anche tra le istituzioni, che maggiori tutele e il rispetto del contratto nazionale e dei diritti garantiti metterebbero in crisi un settore strategico del
made in Italy – rivendica il sindacalista di base Luca Toscano – la migliore risposta che possiamo dargli sono
le vertenze vinte in questi anni”. Dove prima gli ispettori del lavoro certificavano
turni da 12 fino a 14 ore tutti i giorni, largo uso di
lavoro nero e altri elementi di irregolarità, oggi sono più attenti: “Eppure continuano a lavorare senza problemi, questo significa che chi difende un certo metodo di lavoro basato sullo sfruttamento – spiegano dal SiCobas – difende solo i profitti di chi lavora abusando degli operai, facendo anche
concorrenza sleale a chi invece segue le regole”. In questi giorni ha fatto scalpore la vicenda dei
cinque dipendenti di due magazzini “Pronto moda” di Campi Bisenzio, licenziati per aver chiesto un giorno di riposo a Pasquetta, oggi le aziende sono state sanzionate ma continuano a lavorare: “Servono nuove regole che tutelino gli sfruttati – spiegano dal sindacato – perché
limitarsi a emanare sanzioni non è un problema per aziende che traggono più profitto dal lavoro irregolare di quanto non gli costi pagare le multe in caso di controlli”.