Lo storico oro di Marcell Jacobs nei 100 metri, il salto magico di “Gimbo” Tamberi, il trionfo della 4×100 guidata da Filippo Tortu. La scorsa estate i campioni azzurri festeggiavano sulla pista di Tokyo il momento più incredibile nella storia dell’atletica leggera e probabilmente di tutto lo sport italiano. La ricompensa, dopo pochi mesi, è un braccio di ferro con la Federazione sui diritti collettivi d’immagine: per avere i contributi agli allenamenti, gli atleti devono cederli alla Fidal. Le Olimpiadi di Tokyo 2021 hanno rappresentato la svolta per l’atletica italiana. La disciplina che per anni era stata considerata per anni il brutto anatroccolo del nostro movimento, ne è diventata la punta di diamante. I suoi campioni sono ora gli sportivi azzurri più acclamati e anche più ricercati. Pure troppo. Tutti vogliono capitalizzare al meglio questo momento straordinario. E forse proprio da qui nascono le tensioni delle ultime settimane. Ogni anno, gli atleti che fanno parte del gruppo “elite” ricevono dalla Federazione un contributo economico per la loro preparazione: si tratta di una somma variabile, che a quanto risulta a ilfattoquotidiano.it si aggira intorno ai 100-150 mila euro per i migliori, e supererebbe i 200mila nel caso di Jacobs, star indiscussa del movimento. L’accordo di solito è una formalità, solo che stavolta nel contratto è spuntata una clausola mai vista prima: prevede la cessione dei diritti d’immagine collettivi alla Federazione. Sostanzialmente, la Fidal può utilizzare liberamente tutte le foto, video, situazioni di tipo “collettivo” (cioè dalle foto di gruppo alle immagini della staffetta, per fare un esempio) con i propri sponsor. Rischiando di mettere in difficoltà però gli atleti con i loro partner commerciali.
La clausola ha generato diversi malumori. Ad aver infastidito gli atleti non è tanto la richiesta in sé, anche legittima, quanto la modalità: il fatto che sia stata legata all’indennità di preparazione, che è una questione puramente sportiva. Ad alcuni è sembrato quasi un ricatto: “O ci dai i diritti d’immagine o niente soldi”. E infatti c’è chi non ha firmato, e dunque non sta ricevendo i contributi. Non lo ha fatto ad esempio il velocista Filippo Tortu, ma anche il saltatore Gianmarco Tamberi ha dovuto trattare a lungo e solo adesso sembra vicino all’accordo. Nessun problema invece con Marcell Jacobs, che d’altra parte ha un atteggiamento piuttosto disinvolto nei confronti dei brand federali: lo scorso dicembre, alla serata di gala della Federazione sponsorizzata da Asics, si presentò griffato Nike (suo partner personale), facendo imbufalire gli sponsor. Più di recente, il campione olimpico è diventato testimonial della pasta “La Molisana”. Ma la Federazione, che è da mesi alla ricerca di un main sponsor, stava trattando anche con Barilla, che probabilmente non avrà tutto questo interesse a associare il suo brand a un movimento la cui stella principale sta con un suo concorrente.
Il marketing è una nota dolente per la FederAtletica, che già deve fare i conti con le divisioni interne e i ritardi dell’organizzazione degli Europei 2024 (si attende l’esito del bando per il direttore generale della Fondazione, su cui rischia di consumarsi l’ennesimo scontro politico). Nel 2021 si è chiuso l’accordo con Infront, che garantiva alla Fidal circa 2 milioni di euro a stagione, non rinnovati dopo che l’advisor voleva offrire di meno. Così, nonostante il momento favorevole, probabilmente il migliore da decenni a questa parte, la Federazione si ritrova senza un vero e proprio partner con i Mondiali di Eugene (Usa) all’orizzonte a luglio. Per il bilancio l’accordo va assolutamente chiuso prima. E forse anche per questo la Federazione prova a valorizzare il più possibile l’immagine dei suoi campioni più famosi. Purché non ci rimetta la preparazione. “Sono dinamiche normali di tutte le trattative”, assicura il presidente, Stefano Mei. “Qualcuno magari può aver equivocato, ma noi vogliamo solo fare il bene della Federazione e mettere gli atleti nelle condizioni ideali. Sono certo che non ci saranno problemi”.