Il presidente del Consiglio italiano, intervenendo davanti alla plenaria del Parlamento Ue con moltissime defezioni, ha aperto all'ipotesi che ci sia "una revisione dei trattati" in nome di una maggiore efficienza: "Superare il principio dell'unanimità. Se ciò richiede l’inizio di un percorso, lo si abbracci con coraggio e con fiducia
“Aiutare l’Ucraina vuol dire soprattutto lavorare per la pace“. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo davanti alla plenaria del Parlamento Ue, ha scelto di usare toni diplomatici. “La nostra priorità è raggiungere quanto prima un cessate il fuoco, per salvare vite e consentire quegli interventi umanitari a favore dei civili che oggi sono e restano ancora molto difficili”. E ha quindi sottolineato che “una tregua darebbe anche nuovo slancio ai negoziati, che finora non hanno raggiunto i risultati sperati. L’Europa può e deve avere un ruolo centrale nel favorire il dialogo”. Draghi ha anche ribadito che questa è la posizione del nostro Paese: “L’Italia, come Paese fondatore dell’Unione Europea, come Paese che crede profondamente nella pace, è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica”. Poco prima il premier inglese Boris Johnson, parlando in videocollegamento al Parlamento ucraino, invocava invece “la vittoria di Kiev” e usava toni completamente opposti. Intanto, intorno alle 12, il presidente francese Emmanuel Macron ha avuto una chiamata di due ore con Vladimir Putin: un segnale che potrebbe dimostrare la riapertura di una qualche forma di dialogo.
Il discorso del presidente del Consiglio italiano è stato accolto da pochissimi parlamentari europei. L’aula di Strasburgo infatti era semivuota. Draghi, oltre al tema degli armamenti, ha poi aperto alla revisione dei trattati per far fronte a una situazione di tale emergenza. “Le istituzioni europee hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi davanti”, ha detto. “Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico”. E se “ciò richiede l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia”, ha detto. Ma soprattutto, la richiesta del premier italiano, è stata quella di “superare il principio dell’unanimità, da cui origina una logica intergovernativa fatta di veti incrociati, e muoverci verso decisioni prese a maggioranza qualificata”.
L’omaggio a Sassoli – Draghi ha iniziato ricordando l’ex presidente del Parlamento Ue, morto l’11 gennaio scorso. “Voglio prima di tutto rendere omaggio alla memoria di David Sassoli, che ha presieduto il Parlamento Europeo in anni difficilissimi”, ha esordito. “Durante la pandemia, il Parlamento ha continuato a riunirsi, discutere, decidere, a testimonianza della sua vitalità istituzionale e della guida di Sassoli. Sassoli non ha mai smesso di lavorare a quello che definì nel suo ultimo discorso al Consiglio Europeo, un “nuovo progetto di speranza” per “un’Europa che innova, che protegge, che illumina”. Questa visione di Europa è oggi più necessaria che mai. Ringrazio la presidente Metsola e voi tutti per il vostro contributo a portarla avanti ogni giorno”.
La guerra in Ucraina e le riforme delle istituzioni Ue – Il presidente del Consiglio italiano quindi, ha affrontato la crisi in Ucraina, “una delle più gravi crisi della storia” dell’Europa. “Una crisi che è insieme umanitaria, securitaria, energetica, economica. E che avviene mentre i nostri Paesi sono ancora alle prese con le conseguenze della maggiore emergenza sanitaria degli ultimi cento anni”, ha dichiarato. “La stessa prontezza e determinazione, lo stesso spirito di solidarietà, ci devono guidare nelle sfide che abbiamo davanti oggi”. Le istituzioni che i nostri predecessori hanno costruito negli scorsi decenni hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi davanti. La pandemia e la guerra hanno chiamato le istituzioni europee a responsabilità mai assunte fino ad ora. Il quadro geopolitico è in rapida e profonda trasformazione. Dobbiamo muoverci con la massima celerità”. E “dobbiamo assicurarci che la gestione delle crisi che viviamo non ci porti al punto di partenza, ma permetta una transizione verso un modello economico e sociale più giusto e più sostenibile. Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso – dall’economia, all’energia, alla sicurezza. Se ciò richiede l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia”. Questo per “poter trovare soluzioni tempestive ai problemi dei cittadini”.
Gli interventi in sostegno dell’economia – Ampliare lo Sure “per fornire ai Paesi che ne fanno richiesta nuovi finanziamenti per attenuare l’impatto dei rincari energetici”, è stata la proposta fatta del premier Draghi, “una misura da mettere in campo in tempi rapidi” per “intervenire subito a sostegno dell’economia”. Per Draghi con l’estensione di Sure gli Stati potrebbero finanziare “interventi di riduzione delle bollette, ma anche il sostegno temporaneo ai salari più bassi, ad esempio con misure di decontribuzione”, difendendo “il potere di acquisto delle famiglie, soprattutto le più fragili, senza rischiare di generare nuova inflazione”. E ha continuato: “Lo Sure – lo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza – ha concesso prestiti agli Stati membri per sostenere il mercato del lavoro. L’Unione Europea dovrebbe ampliarne la portata”. “Il ricorso a un meccanismo di prestiti come Sure consentirebbe di evitare l’utilizzo di sovvenzioni a fondo perduto per pagare misure nazionali di spesa corrente. Allo stesso tempo, in una fase di rialzo dei tassi d’interesse, fornirebbe agli Stati membri con le finanze pubbliche più fragili un’alternativa meno cara rispetto all’indebitamento sul mercato. Potremmo così ampliare la portata degli interventi di sostegno e allo stesso tempo limitare il rischio di instabilità finanziaria”.
Il gas: l’Ue guarda al Mediterraneo – A proposito della riduzione delle importazioni di combustibili fossili dalla Russia, Draghi ha osservato poi che “rende inevitabile che l’Europa guardi verso il Mediterraneo per soddisfare le sue esigenze. Mi riferisco ai giacimenti di gas, come combustibile di transizione, ma soprattutto alle enormi opportunità offerte dalle rinnovabili in Africa e Medio Oriente. I Paesi del sud Europa, e l’Italia in particolare, sono collocati in modo strategico per raccogliere questa produzione energetica e fare da ponte verso i Paesi del nord. La nostra centralità di domani passa dagli investimenti che sapremo fare oggi”, ha spiegato.